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Ipnosi di Massa e Coronavirus

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L’ipnosi di massa è una condizione molto diffusa nel sociale; solo nel momento in cui ci si rende consapevoli di trovarsi in questo stato di coscienza modificato si può uscire dallo stato ipnotico; è facile svegliarsi dall’ipnosi.

Dall’ipnosi è facile “svegliarsi” lo sanno bene gli psicologi psicoterapeuti che praticano l’ipnosi e lo sanno bene coloro che intraprendono un percorso di terapia con l’ipnosi, psicoterapia ipnotica, in qualità di pazienti. Personalmente, la formula che uso al termine di ogni seduta con i miei pazienti è questa: “quando vuoi, puoi riaprire gli occhi e tornare al tuo stato di coscienza abituale” oppure semplicemente “puoi risvegliarti”. Ci si risveglia quindi con una piccola azione di “volontà individuale”.

E’ noto che i dittatori, e comunque molti governanti, oltre che varie categorie professionali che si trovano ad avere nelle mani il potere di controllo e dominio sugli altri, siano spesso degli psicopatici, con un alto livello di intelligenza, di tipo razionale non emozionale, mi riferisco agli studi di Robert D. Hare, che ha dedicato oltre 35 anni della sua carriera allo studio della psicopatia (La psicopatia, Astrolabio 2009) costoro sono anche dei bravi manipolatori delle masse e conoscono le tecniche di suggestione di massa.

Così succede in modo palese, ormai da circa un anno a questa parte, che attraverso il convogliamento dell’attenzione della massa che compone la popolazione, su un unico argomento: il VIRUS, una quota di concentrazione delle persone, viene distolta dalle loro altre attività e pensieri abituali; questa distrazione dell’attenzione porta gli individui ad entrare in uno stato modificato di coscienza, simile alla trance ipnotica, poi con la costante e quotidiana persuasione suggestiva perpetrata più volte al giorno, attraverso i mezzi di comunicazione di massa, TV e giornali, si approfondisce e si richiama questo stato, rendendolo quasi cronico.

L’esposizione quotidiana al martellante suono delle stesse parole che diventano una sorta di “richiamo postipnotico” come “pandemia”, “contagio”, “morti” e “vaccino” , induce in chi ascolta un ottundimento della capacità di pensare in modo soggettivo attraverso l’uso del “pensiero critico”; pensiero che dà la spinta ad informarsi presso fonti diverse, a controllare i dati che vengono forniti, a leggere cosa contengono i medicinali che vengono o meno usati per curare la malattia, pensiero che mette in moto la capacità individuale di formarsi delle opinioni.

Ora bisogna prendere atto degli errori ma anche dell’incapacità di discernimento, della malafede o del “furor curandi” di taluni che per isolare un certo numero di malati tengono in ostaggio milioni di persone sane, inducendo anche in queste, in modo diretto o indiretto, la condizione di malattia. Le persone sane che di regola si prendono cura dei malati, trovandosi in condizione di “isolamento”, da un lato potrebbero essere danneggiate sul versante della loro stessa salute dall’altro non saranno in grado di aiutare i malati.

Di seguito vedremo alcune modalità e “tecniche psicologiche” utilizzate per indurre disturbi o malattie nei soggetti sani.

Come rilevato negli anni ’50 con gli esperimenti sulla “sensory deprivation”, emerse che in assenza di stimoli sensoriali (vista, udito, tatto, olfatto e gusto) ottenuta anche con semplici oggetti di uso comune come guanti, cuffie, cappucci, dopo un certo periodo l’essere umano manifestava una serie di disturbi psicologici come difficoltà di pensare, allucinazioni, sbalzi di umore, depressione, fobie, ansia.

Il neuroscienziato John Lilly sostenne che l’85% delle energie mentali e cognitive è utilizzato proprio per gestire gli “stimoli sensoriali esterni”, per cui l’assenza degli stessi, porta il cervello a smettere di funzionare. Si possono pure verificare condizioni di alterazione dello . La deprivazione sensoriale è stata utilizzata anche come forma di “tortura” sui prigionieri dalle forze armate NATO, la Corte Europea dei diritti dell’uomo si è poi pronunciata contro l’utilizzo di queste tecniche di deprivazione in quanto trattamento inumano oltre che degradante.

Attraverso l’uso continuativo di guanti e mascherine, quindi oggetti d’uso comune, si riesce a ridurre la percezione sensoriale tattile e olfattiva, oltre alla riduzione di ossigeno da introdurre con la respirazione e queste sono già condizioni sufficienti a scatenare disagi e sofferenze notevoli.

Un altro fattore a danno dell’essere umano messo in atto dal potere è il distanziamento sociale; attraverso il lockdown abbiamo ancora un duplice significato di intenzione: da una parte affrontare una emergenza, ma dall’altra il termine indica anche l’isolamento dei detenuti, in carcere, in condizioni particolari.

Come già affermò Aristotele: “l’uomo è un animale sociale”. Ciò significa che la socializzazione, la “relazione” con gli altri è tanto importante quanto l’aspetto della vita individuale, anzi ne è parte fondamentale per il corretto sviluppo della personalità nelle interazioni relazionali.

E’ evidente che ritrovarsi con un livello di vita sociale quasi azzerato, o con tempi sociali intermittenti e determinati, genera altri disturbi  psicologici, ed infatti, come testimoniato da molti studi e dati statistici sono in aumento casi di depressione, di ansia ma anche di aggravamento per chi soffre ad esempio di disturbo ossessivo compulsivo (DOC) e molto altro, aumentano le dipendenze, la sofferenza per la solitudine e inoltre sono in aumento i suicidi soprattutto tra adolescenti e giovani, per non parlare dei suicidi di persone indotte alla disperazione per la perdita dell’attività lavorativa.

Per tutto quanto sopra, esiste una responsabilità sociale e politica al potere che controlla tutto ciò, ad iniziare dalla scuola, la cui inefficienza influisce sui più giovani soprattutto per quanto riguarda la socializzazione che è indispensabile durante l’infanzia e l’adolescenza perché non diventi problematica nell’età adulta, ma anche per la modalità di studio online che richiede un tempo eccessivo di collegamento a tablet o pc con i conseguenti disturbi che ne derivano (disturbi alla vista, sedentarietà, dipendenza e altro).

Per quanto riguarda gli anziani, colonne portanti di virtù e saggezza, i nonni, c’è da osservare che questi sono stati trascurati, spaventati in molti casi terrorizzati e costretti alla solitudine, condizione che genera maggiore sofferenza proprio in chi spera nella visita di un figlio o dei nipoti, sofferenza che più facilmente porta allo sviluppo di altre malattie, allo stato di abbandono, all’inedia e alla depressione.

L’utilizzo contemporaneo di “tecniche manipolatorie” come la “comunicazione suggestiva”, la “deprivazione sensoriale” provocata dall’uso di strumenti comuni come maschere e guanti, il “distanziamento sociale” imposto con decreti legge farebbe supporre che, in molti casi, possano comportare un danno alla popolazione maggiore di quello causato dal coronavirus.

Ipnotizzare qualcuno contro la sua volontà, inoltre, è un’attività illegale e quindi paragonabile alla pratica della violenza psicologica, che è altrettanto grave di quella fisica.

Ma come detto sopra dall’ipnosi ci si può svegliare quando si vuole, basta solo una piccola azione di volontà.  Con l’utilizzo della stessa ipnosi, ma in questo caso “ipnosi clinica” progettata per risvegliare le persone e attuata da un valido professionista si pratica una sorta di deprogrammazione che porta l’individuo a tornare pienamente vigile e consapevole di sé stesso.

La volontà è di chi desidera crescere e rendersi prima consapevole e poi responsabile delle proprie scelte, delle proprie decisioni e delle proprie azioni.

Per gentile concessione della Dr.ssa Stefania Rebuscini – 3 marzo 2021

 

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