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Xenobot: il primo organismo semi-sintetico in grado di riprodursi

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La biologia sintetica o synbio è quel ramo scientifico della biologia che ha come obiettivo la creazione in laboratorio di (micro) organismi artificiali e/o la sintesi efficace e veloce di lunghe sequenze di DNA senza utilizzare alcun modello naturale.

Erano i primi anni 2000 quando il John Craig Venter Institute (JCVI), allora chiamato The Institute for Genomic Research (TIGR), avviò il progetto di ricerca sulla creazione della prima cellula sintetica con DNA minimo, in grado di sopravvivere ed auto-replicarsi.

Dopo quasi vent’anni di ricerca scientifica in questo settore, da parte di ricercatori di tutto il mondo, oggi le cellule artificiali stanno diventando sempre più simili a quelle biologiche.

Un esempio di tale avanzamento scientifico è rappresentato dagli Xenobot, considerati i primi “robot viventi” in grado di riprodursi.

Cos’è uno Xenobot?
Uno Xenobot è un organismo pluricellulare semi-sintetico progettato con l’ausilio di un calcolatore affinché svolga una funzione desiderata e realizzata combinando insieme diversi tessuti biologici.

Lo Xenobot prende il nome dallo xenopo liscio o platanna, una rana acquatica endemica dell’Africa australe, poiché la sua creazione avviene a partire dalle cellule di questo organismo.

Lo xenopo liscio rappresenta un importante organismo modello negli studi di biologia evolutiva dello sviluppo e di biologia sintetica.

Gli Xenobot sono organismi delle dimensioni di circa un millimetro costituiti da poche migliaia di cellule (circa 3000). Essi sono composti esclusivamente da cellule ectodermiche e miocardiociti derivanti da cellule staminali ricavate da embrioni di xenopo liscio allo stadio di blastula.

In particolare, le cellule ectodermiche fungono da “scheletro”, ossia forniscono un supporto rigido, mentre i miocardiociti fungono da “piccoli motori”, assicurando il movimento allo Xenobot mediante contrazioni ed espansioni.

La forma dello Xenobot e la distribuzione spaziale dei suoi tessuti vengono progettate da un software che utilizza un algoritmo evolutivo in grado di correlare una determinata struttura 3D ad una precisa attività biologica.

Infatti, grazie a diversi algoritmi di intelligenza artificiale sono stati progettati Xenobot in grado di camminare, nuotare, trasportare carichi e lavorare assieme in gruppo allo scopo, ad esempio, di radunare detriti sparsi sulla superficie di una piastrina in modo da formare delle pile ordinate.

Infine, gli Xenobot possono sopravvivere per diverse settimane con un apporto nutritivo esterno e possono persino ripararsi dopo aver subito una lieve lacerazione.

La nascita degli Xenobot è stata annunciata nel gennaio 2020 da quattro ricercatori statunitensi, S. Kriegman, D. Blackiston, M. Levin e J. Bongard, divisi tra l’Università del Vermont, la Tufts e l’Istituto Wyss di Harvard.

Gli Xenobot sono stati definiti come “organismi viventi programmabili” dai propri creatori, in quanto non sono né robot tradizionali, sebbene vengano creati in laboratorio, né una specie animale, nonostante siano costituiti da tessuti e siano in grado di compiere semplici funzioni biologiche.

Autore: Nicola Di Fidio 

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@ITALIADOR

2 comments

  1. Edoardo Fumagalli

    A ragà! Ecco la fine dell’umanità. I pedo-psicopatici, hanno creato i loro servi personali. Non servono più servitori, ma servi. I servitori, servivano a far servire, ma a questo punto, pochi “eletti” potranno fare il bello e il bruto tempo sui loro meccanico-biologico sistema. Per cui; a che serve l’umanità, quando la stessa chiede diritti, pensioni, lavoro, ecc.? Un colpo di spugna e questi “eletti”, si sono creati il loro olimpo e i solo servitori. Mi sa che mi ricorda qualcosa avvenuto nel passato

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