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Feuerbach: “L’uomo è ciò che mangia”

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Riprendendo l’espressione dell’illuminista Denis Diderot, che aveva definito l’uomo «un tubo digerente», Ludwig Feuerbach ha detto che «l’uomo è ciò che mangia». Da qui il titolo dell’opera pubblicata nel 1862: Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia. Non si tratta di una drastica riduzione dell’uomo ad una dimensione puramente materialistica, come sembrerebbe a prima vista. Semmai è il contrario.

Con questa espressione Feuerbach riprende quell’aspetto spirituale dell’uomo che nella critica alla religione aveva completamente cancellato. Infatti egli ha scritto che «la fame e la sete abbattono non solo il vigore fisico, ma anche quello spirituale e morale dell’uomo, lo privano della sua umanità, della sua intelligenza e della coscienza».

Il miglioramento del popolo non passa attraverso l’indottrinamento religioso e morale, ma mediante l’alimentazione: «La teoria degli alimenti è di grande importanza etica e politica. I cibi si trasformano in sangue, il sangue in cuore e cervello, in materia di pensiero e di sentimenti.

L’alimento umano è il fondamento della cultura e del sentimento. Se volete far migliorare il popolo, in luogo di declamazioni contro il peccato, dategli un’alimentazione migliore».
Da ciò consegue che per Feuerbach si debba parlare dell’uomo in termini né dualistici (anima e corpo) né riduttivi (alla sola dimensione materiale), ma di unità psicofisica.

La nutrigenomica, cioè quella scienza (nata recentemente), che studia il collegamento tra le abitudini alimentari e l’insorgere di certe patologie, affonda le sue radici nella teoria degli alimenti di Feuerbach.

Lorenzo Cortesi

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