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Studenti boccaloni e la favola degli affitti cari

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Era il 1969 e sulla scia dei movimenti studentesti del 1968 in Cecoslovacchia, anche l’Italia veniva sommersa da manifestazioni politiche, scioperi ed occupazioni di stabilimenti e scuole. La regia di tale caos era da imputare a Potere Operaio, Lotta Continua, Il Manifesto e naturalmente non poteva mancare il Partito Comunista attraverso la  FGCI (Federazione Giovanile Comunista italiana).

Il lavaggio mentale completo delle future generazioni doveva iniziare proprio dalle scuole, dai professori già indottrinati, per arrivare agli studenti facilmente condizionabili.

Ogni stupido motivo era una buona occasione per MANIFESTARE, non si sa bene cosa, ma per manifestare comunque ed ovunque. Punto.

Sono passati 50 anni da quella situazione, quasi kafkiana, e nulla é cambiato. Ora gli studenti, boccaloni per vocazione o perché imbeccati ugualmente da sindacati e partiti, si lamentano del costo elevato per gli affitti, da sostenere per poter frequentare l’università fuori sede.

Essi si limitano all’analisi superficiale e parziale del problema senza ragionare, non tengono conto dell’aspetto globale. Non confrontano ad esempio i costi totali di una laurea in Italia e all’estero.

Sarebbe sufficiente confrontare il costi primari e quelli aggiuntivi, come scenario peggiore, ovvero senza agevolazioni o borse di studio, con i costi ad esempio in USA e capire quanto sia ancora accettabile e conveniente laurearsi in Italia.

Li in america le famiglie devono risparmiare per anni ed anni, devono in molti casi accendere dei mutui per mandare i figli all’università, gli studenti vanno a lavorare se necessario e contemporaneamente studiano con profitto.

Da noi gli studenti, prendono la laurea magari comodamente in otto, dieci anni, fanno i signorini a spese di mamma e papà e all’età di 30 anni escono di casa cercando di capire ancora cosa fare da grandi. Però le camere da affittare sono care e fare i pendolari é troppo oneroso.

L’importo delle tasse universitarie dipende direttamente dalla scelta dell’ateneo, dalla condizione economica e dalle fasce ISEE. Sotto una certa soglia di reddito è possibile accedere a borse di studio, agevolazioni e contributi che possono ridurre in maniera significativa l’esborso da sostenere. Al netto di questo, andrà considerato il tipo di facoltà.

Quanto costa fare l’università statale in Italia? Le tasse si compongono di copertura assicurativa, spese amministrative e contributi universitari. Per chi frequenta l’Università La Sapienza di Roma, ad esempio, l’importo oscilla intorno ai 2.500 euro l’anno in assenza di agevolazioni.

Le tasse sono normalmente suddivise in 3/4 rate, per dare modo alle famiglie di dilazionare il pagamento.

Il costo dell’università privata può essere molto più alto e, nel caso degli atenei più rinomati, può raggiungere i 15.000 euro l’anno. L’investimento annuo richiesto per frequentare la triennale alla Bocconi, nello specifico, ammonta a 13.000 euro che diventano 14.000 euro nel caso della laurea magistrale.

Quanto costa l’università in America e oltre confine? Rispetto al costo delle università italiane, studiare all’estero può comportare un esborso molto più alto. Se consideriamo, ad esempio, l’Università di Harvard a Boston, tra le più quotate a livello internazionale, notiamo come la retta possa superare i 50.000 euro l’anno.

Anche volendo rinunciare al meglio, per completare un ciclo di studi quadriennale (o più) in America è necessario mettere in conto un investimento annuo che si aggira mediamente intorno ai 30.000 euro.

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