Così parlava il pittore Antonio Ligabue, deceduto il 27 Maggio del 1965, ma parole ancora attualissime…
“Mi dicono che sono sporco, pazzo, irresponsabile e analfabeta. Solo perché non seguo la massa degli obbedienti, non ascolto i proclami del potere, non mi drogo con la televisione, non mi faccio prendere per il culo dai politici e tanto meno dai giornalisti. Mi dicono che non valgo nulla, come se il valore fosse dettato dall’obbedienza, dal silenzio della violenza, dal mettersi in ginocchio davanti ai governanti, dal copiare gli altri artisti, dal seguire le loro leggi.
E allora io rispondo:
Se questo è il vostro valore, allora io sono ben lieto di non valere nulla, di essere un semplice pazzo analfabeta senza valore.”
Antonio Ligabue nasce nell’Ospedale delle donne di Zurigo e viene registrato con il cognome della madre, Elisabetta Costa, che aveva all’epoca 28 anni e abitava a Frauenfeld, nel cantone di Turgau, dove faceva l’operaia. Elisabetta ben presto conosce un altro emigrante italiano, Bonfiglio Laccabue, nativo del Comune di Gualtieri (Reggio Emilia); i due si sposarono il 18 gennaio 1901 e il 10 marzo dello stesso anno Bonfiglio legittima il piccolo Antonio dandogli così il proprio cognome e rendendolo cittadino di Gualtieri.
Tuttavia, Antonio non era diventato, con il riconoscimento di Bonfiglio, membro di una vera e propria famiglia, se si pensa che, a soli nove mesi d’età, nel settembre 1900, era stato affidato a una coppia svizzero-tedesca. Le due famiglie – quella naturale e quella d’adozione – erano unite da un medesimo destino di emarginazione, precarietà, indigenza. Il bambino fu colpito da rachitismo e carenza vitaminica che gli causarono una malformazione cranica e un blocco dello sviluppo fisico – di qui, l’aspetto sgraziato che conosciamo attraverso le sue fotografie da adulto.
[… Omissis]
Fonte: Tratto da Fondazione Museo Antonio Ligabue