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BRICS, quel gruppo di Paesi che vale il 32% del Pil Mondiale

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Il gruppo BRICS si allarga a sei nuovi Stati. Dal sogno di una moneta unica che contrasti il dollaro ai miliardi di investimenti.
“Ora sono in atto cambiamenti che non si vedevano da cento anni. Insieme stiamo guidando questi cambiamenti”. A fine marzo il presidente cinese Xi Jinping salutò così il suo omologo russo Vladimir Putin al termine di uno storico e cruciale incontro a Mosca, uscendo quasi di nascosto da un portone laterale del Cremlino. Sembra una vita fa, eppure era ieri. E in questo lasso di tempo breve e insieme lunghissimo, in cui la guerra in Ucraina ha continuato a infiammare il mondo, Cina e Russia hanno costruito l’impalcatura di questo “grande cambiamento”, coinvolgendo tutti quei Paesi emergenti che – per usare un eufemismo – non si riconoscono nel blocco occidentale.

Il “nuovo patto” tra Orso e Dragone vuole letteralmente un “altro mondo”, incarnato dall’alleanza denominata BRICS (iniziali di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica). Un mondo multipolare, che scardini il predominio e l’influenza degli Stati Uniti e con una moneta comune che riesca a spezzare il “giogo” del dollaro come moneta di riferimento internazionale. Un mondo ambizioso che ora dovrà cambiare nome, visto che ha visto l’ingresso di nuovi Stati che intendono contrastare la Nato, il G7, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale a livello politico ed economico.

Cosa sono i BRICS e quali Stati si sono aggiunti
La sigla BRICS rappresenta il gruppo delle economie emergenti negli Anni 2000, con prospettive di crescita elevate e con obiettivi comuni: Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica. Insieme raggruppano metà della popolazione mondiale (oltre 3,5 miliardi di persone). L’acronimo è stato coniato nel 2001 dal banchiere Jim O’Neil, che indicò con “BRIC” (senza la “S” del Sudafrica all’epoca, che adrì al gruppo nel 2010) per indicare alcuni mercati promettenti per gli investitori ma che “non avevano nient’altro in comune tra loro”.

Il grande scossone geopolitico provocato dall’invasione russa dell’Ucraina ha fornito soprattutto alla Cina, che si percepisce e viene percepita come la potenza leader di questa unione, l’occasione per polarizzare ulteriormente la contesa con il blocco occidentale, invitando altri Paesi nel “club”. Ecco dunque che dal primo gennaio 2024 entreranno nel blocco del “Sud Globale” altre sei nazioni: Arabia Saudita, Iran, Egitto, Etiopia, Argentina ed Emirati Arabi Uniti. A Johannesburg è andato in scena un vertice BRICS di tre giorni alla presenza dei Capi di Stato, compresi Putin e Xi, che ha ufficializzato i nuovi ingressi. “Eravamo catalogati come il Terzo Mondo, ora invece siamo chiamati il Sud Globale”, ha dichiarato il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva.

E non finisce qui. A fare espressa richiesta di ingresso nel blocco sono stati almeno altri 22 Paesi, e altrettanti hanno manifestato vivo interesse a farvi parte. Chiaro segnale di un sentimento anti-occidentale sempre più diffuso? In termini economici sicuramente sì, molto più che ideologici. [omissis]

Fonte

La nuova composizione dei BRICS con l’adesione dell’Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti e dell’Iran ai BRICS, controllerà l’80% della produzione mondiale di petrolio. Lo stesso vale per la forte crescita del PIL che ammonterà al 30% del Pil mondiale e supererà i 30Mila Miliardi di Dollari

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