17 Dicembre 2019 – Dal 2020 il sistema di valutazione si applicherà anche alle imprese, locali e straniere. Ma il funzionamento non è chiaro e rischia di essere un’arma nei conflitti commerciali
Il cantiere entra nel suo ultimo anno di lavori. Poi, alla fine del 2020, in Cina anche le aziende dovranno fare i conti con un sistema di credito sociale, simile a quello dei cittadini. Le autorità di Pechino raccoglieranno un flusso costante di dati sull’attività di imprese locali e straniere, che daranno in pasto a un meccanismo di algoritmi per ricavare una valutazione generale sul loro comportamento.
Chi avrà una pagella positiva, potrà godere di tasse più basse, linee di credito generose, corsie preferenziali negli appalti pubblici. Chi sarà bocciato, al contrario, pagherà imposte più alte, subirà ispezioni più frequenti e finirà in una lista nera. L’Unione delle camere di commercio europee in Cina lo definisce “il più completo sistema mai creato da un governo per imporre un mercato autoregolamentato”.
Pechino vuole mettere un freno alle violazioni che dagli anni Novanta sono esplose in campo economico, di pari passo alla sua apertura. “Diffuse frodi, violazioni di licenze e diritto d’autore, scandali sulla sicurezza dei consumatori”, enumera la società di consulenza Trivium, specializzata in analisi sul Dragone.
Di pari passo il governo vuole dotarsi di strumenti per monitorare l’operato delle imprese. Sul fronte finanziario il Dragone ha sempre sofferto la mancanza di parametrii per stabilire chi è affidabile per un prestito. Trivium spiega che la People’s Bank of China ha raccolto dati solo sul 35% dei cittadini negli ultimi dieci anni, contro l’80% degli statunitensi.
Il rischio, però, è che un sistema che all’apparenza non ha niente di diverso da un albo dei cattivi pagatori o degli evasori fiscali, si trasformi in un occhio di Sauron high-tech. Il sistema di punizioni e premi non è trasparente, così come il peso dei parametri nel determinare la pagella finale. E per gli esperti dell’Unione, “non ci sono garanzie che i rating non possano essere applicati in una maniera distorta, colpendo specifiche aziende con maggiori ispezioni”, di fatto dando all’ex Celeste impero un’arma potente in caso di guerre commerciali.
Lo strumento di controllo
Il credito sociale è un’idea che circola in Cina dal 1999, anno in cui esce un primo studio del sociologo Lin Junyue. Il progetto prende forma nel 2014. Obiettivo: renderlo operativo dal 2020. In cinque anni 350 regolamenti e oltre mille documenti sono stati emanati per attivarlo. Quello aziendale è entrato nel 2019 in una fase di test.
Sul meccanismo di credito sociale, che sia rivolto ad aziende o cittadini, si allunga un’ombra sinistra. Secondo l’indagine di Trivium, al momento non esiste un punteggio né un indice unico, ma vari rating, emessi a livello locale (per esempio da province e comuni) o da vari enti governativi. E, a dispetto del mito high-tech, in molti casi il credito è basato su archivi analogici o fogli Excel.
Per l’Unione delle camere di commercio il primo problema è di ordine burocratico. In media “una multinazionale sarà soggetta a circa 30 diversi rating regolatori e registrazioni di conformità”, che, moltiplicati per i singoli obblighi, ammontano quasi a dieci volte tanto: 300. Nel 2016 Pechino ha dichiarato che farà affidamento su oltre 400 diverse categorie di banche dati per estrapolare il credito sociale di un’azienda.
[Omissis…]
Usi e abusi
Il credito sociale arma Pechino con una pistola carica. I ricercatori di Trivium ammettono che il sistema è “uno strumento di rinforzo molto potente extra-legale nelle mani dello stato cinese” e che fornirà “una vasta dote di dati sistematizzati”. In prospettiva il governo potrà usarlo come strumento di predizione del rischio.
La scarsa trasparenza, riconosce l’Unione delle camere di commercio, non fuga il dubbio che gli algoritmi possano essere distorti: il credito fornirà “una leva nei conflitti commerciali e per azioni mirate contro specifiche aziende”. Tant’è che la confederazione chiede che l’Unione europea faccia sentire la sua voce, visto che la Cina sta già usando il credito nelle trattative con i paesi che aderiscono al progetto della nuova via della seta, come la Repubblica Ceca.
Fonte: Wired – 17 Dicembre 2019
Le autorità cinesi stanno andando porta a porta per apporre etichette di “rating del credito sociale” sulle case dei cittadini.
Le famiglie cinesi sono classificate in 6 categorie: “AAA”, “AA”, “A”, “B”, “C”, “D”.
Queste categorie sono applicate a ciascuna famiglia per indicare quanta lealtà ha nei confronti del Partito Comunista Cinese. Ovviomente il Credito Sociale viene applicato ad individui, famiglie ed aziende.