AGI – Svolta a sorpresa nell’inchiesta sulla corruzione in porto e in Regione Liguria. L’ex governatore Giovanni Toti ha chiesto di patteggiare una pena per corruzione e finanziamento illecito ai partiti, i reati per i quali era stato arrestato a maggio scorso (domiciliari, poi revocati a luglio ndr).
Toti rinuncia a qualsiasi difesa nel merito e al processo con rito immediato che doveva iniziare il 5 Novembre. La Procura, che in questo modo vedrebbe confermato il proprio impianto accusatorio, ha dato parere favorevole: ora l’ultima valutazione spetterà al giudice dell’indagine preliminare, che si pronuncerà in un’udienza da fissare a breve.
La pena che l’ex governatore ligure patteggia con la procura di Genova verrà sostituita con lavori socialmente utili per 1.500 ore. Nell’accordo raggiunto tra i pm e l’avvocato di Toti, Stefano Savi, prevista anche l’interdizione temporanea dai pubblici uffici e l’incapacità di contrattare con le pubbliche amministrazioni per la durata della pena, oltre alla confisca di 84.100 euro.
Ha concordato un patteggiamento con la procura di Genova anche l’ex presidente dell’Autorità portuale di Genova e Savona, nonché ex ad di Iren, Paolo Emilio Signorini. I suoi legali hanno concordato una pena di tre anni e cinque mesi e una confisca di poco più di 100 mila euro, oltre all’interdizione temporanea dai pubblici uffici. Come previsto per Toti, anche in questo caso sarà il giudice per l’udienza preliminare a decidere se accogliere o meno la richiesta.
L’ex governatore: accuse difficili da provare e da smontare
“Come tutte le transazioni, anche questa suscita sentimenti opposti: da un lato, l’amarezza di non perseguire fino in fondo le nostre ragioni di innocenza, dall’altro, il sollievo di vederne riconoscere una buona parte”, dichiara l’ex presidente della Regione Liguria, commentando l’accordo rcon la Procura. “
Resta quel reato ‘di contesto’, definito corruzione impropria, legato non ad atti, ma ad atteggiamenti: un’accusa – sottolinea Toti – difficile da provare per la sua evanescenza, ma altrettanto difficile da smontare per le stesse ragioni”. “Di fronte a questo finale – conclude – credo appaia chiaro a tutti la reale proporzione dei fatti avvenuti e della loro conclusione, che pone fine alla tormentata vicenda che ha pagato un’istituzione, oltre alle persone coinvolte, e che lascia alla politica il dovere di fare chiarezza sulle troppe norme ambigue di questo Paese che regolano aspetti che dovrebbero essere appannaggio della sfera politica e non giudiziaria”.
Il legale: “Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme”
“Nell’accordo tra i procuratori e la difesa dell’ex governatore l’accusa riconosce che Toti non ha mai usufruito personalmente delle somme raccolte dal suo comitato politico, utilizzate solo per le attività politiche”, dichiara in una nota l’avvocato Savi.
“Si riconosce anche che gli atti prodotti dalla pubblica amministrazione fossero totalmente legittimi, così – sottolinea il legale – come i versamenti sotto forma di contributi all’attività politica. Cadono quindi le accuse di corruzione e le altre ipotesi di reato, con l’esclusione della cosiddetta corruzione impropria, ovvero per atti legittimi degli uffici”. Il legale spiega poi che “al termine di oltre tre anni di indagini, continue intercettazioni, pedinamenti, filmati e quasi tre mesi di detenzione domiciliare, l’accordo prevede una sanzione di circa 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la restituzione da parte del Comitato Toti delle somme direttamente contestate”.
Fonte: AGI – Alessandra Rossi – 13 Settembre 2024
COMMENTO
Non bisogna essere dei geni per capire come sarebbe andata a finire l’accusa a Giovanni Toti. I politici NON si toccano, al massimo qualche schiaffettino sulle mani da parte dei giudici qualche oretta di servizio sociale da intellettuali, senza sporcarsi le mani, tra un caffè ed un aperitivo, proprio che é avvenuto per Silvio Berlusconi ed altri politici che alla fine della disavventura hanno consumato “tarallucci e vino”. Evviva l’Italia dei birbanti! Val. In.