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I soliti scioperi della Sinistra italiana

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PD e CGIL vogliono fare credere che utilizzare lo strumento della precettazione per limitare i danni di uno sciopero sia una forzatura di un governo autoritario

Attenzione alle parole, quelle pronunciate dagli agitatori delle piazze il più delle volte esprimono concetti che non hanno a che fare con la verità. Prendiamo le ultime pronunciate da Elly Schlein e Maurizio Landini. Dice la prima: «Grave l’attacco del governo alla libertà di sciopero, Meloni ignora lavoratrici e lavoratori». Le fa eco il secondo: «Sugli scioperi è in corso un attacco ai diritti dei lavoratori».

Pd e Cgil, insomma, vogliono fare credere che utilizzare lo strumento della precettazione per limitare i danni di uno sciopero sia una forzatura di un governo autoritario. Nulla di più falso. Lo strumento della precettazione è uno dei punti qualificanti della legge che dal 1990 regola il diritto di sciopero, una legge voluta fortemente anche dalle sinistre e dai leader sindacali dell’epoca con la quale si è cercato di mettere ordine nella giungla degli scioperi.

In particolare, soprattutto nei servizi di pubblica utilità – trasporti ma non soltanto – si è cercato di fare convivere il diritto allo sciopero previsto dall’articolo 40 della Costituzione con altri diritti altrettanto garantiti dalla Carta. Da allora le organizzazioni sindacali devono sottoporre al prefetto il programma di uno sciopero per verificare che le modalità siano a norma di legge. In caso di divergenze la questione viene demandata all’Autorità di controllo e, in ultima istanza, eventualmente al Tar. Così ha sempre funzionato, indipendentemente dal colore del governo in carica. E così è stato anche per lo sciopero generale di venerdì scorso: comanda la legge, non la Schlein né Landini. A loro andrebbe ricordato che quando fu approvata l’attuale legge, giugno 1990, che limita la libertà di sciopero entro precisi steccati, Giorgia Meloni aveva 13 anni e Salvini 18; Tajani era più grandicello, di anni ne aveva 33 ma si occupava di cronaca a Il Giornale. Difficile, quindi, imputare a loro un presunto “attacco alla libertà di sciopero” per una legge nata sotto il sesto governo Andreotti di cui faceva parte anche Sergio Mattarella, giovane ministro dell’Istruzione.

Difficile, soprattutto, rileggendo le parole dell’allora segretario Cgil, Pizzinato: «Resta il rammarico che la legge non sia stata approvata prima, ora via subito con le soglie per garantire i servizi essenziali». Cioè via con la precettazione, come fa Salvini.

Fonte: IlGiornale – Alessandro Sallusti – 2 Dicembre 2024

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