Il giornalismo è morto e quello ancora “vivo” è al servizio dei “poteri forti”.
I media manipolano fatti e persone e sono a loro volta manipolati da poteri economici globali, l’opinione pubblica è totalmente in balia di notizie false, costruite o confezionate ad arte, per infondere paura o sicurezza, a seconda delle esigenze del mercato e della politica.
Più che informare, l’obiettivo di molti detentori del Quinto Potere è comunicare e si sa, c’è una bella differenza tra informare e comunicare. Si registra la medesima differenza che passa fra il fatto e l’opinione, tra lo sforzo di essere obiettivi e la tentazione di buttarla in propaganda.
I giornalisti iperpoliticizzati e straetichettati arrivano a togliere la scena ai rappresentanti del popolo regolarmente eletti. In Italia, la contaminazione di genere, tra politica ed informazione si verifica ogni giorno e noi la subiamo.
I giornalisti di una volta facevano cronaca, svolgevano un servizio pubblico a beneficio di tutti in maniera oggettiva, documentata e professionale. Per i casi più importanti valeva la regola delle tre fonti. Le diverse fonti di notizie dovevano concordare tra loro nei contenuti, era fondamentale assicurarsi della veridicità dell’informazione da pubblicare successivamente. Per tornare alle cose più semplici e direi “quasi umoristiche” di tutti i giorni, è sufficiente leggere ad esempio i titoli di due quotidiani locali del 23 Maggio u.s. per rendersi conto della superficialità, anche nelle piccole cose, con cui s’informa l’opinione pubblica. Questo é solo un banale esempio ma se questo rappresenta l’unità di misura per valutare la credibilità, si può facilmente immaginare, per le cose serie, cosa ci possono propinare i media e quanto ci possono condizionare. Fortunatamente abbiamo ancora una testa con cui pensare e ragionare, perciò non prendiamo tutto per oro colato, anche i giornalisti sono esseri umani che sbagliano, anche se spesso volutamente.