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La Madonna della Rivelazione – Roma 1947

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Madonna della Rivelazione – Roma EUR 1947

 

LA VISIONE

Si era in primavera, e precisamente nell’ottava di Pasqua. Il fattorino tranviere aveva deciso di prendersi alcune ore di svago insieme ai suoi tre figli: Isola di 10 anni, Carlo di 7 e Gianfranco di quattro anni – Luigi Maria è nato dopo. Scelse per la passeggiata il pomeriggio del sabato in Albis 12 aprile 1947, prefiggendosi come meta il lido di Ostia. Giunto con i bambini alla stazione Ostiense, ebbe subito un’amara delusione. Il treno era già partito e per prendere il successivo c’era da attendere un’ora. Si sarebbe fatto troppo tardi, ma d’altra parte bisognava ormai mantenere la promessa, fatta ai bambini, di una bella scampagnata.
Bruno fissò come nuova meta la località delle Tre Fontane a lui assai nota già da ragazzo. Giunti sul posto, invece di portarsi alla storica abbazia dei Trappisti, preferì salire con i bambini sulla sovrastante collina di eucalipti. Lasciati a giocare a palla i suoi figli su una verde conca, s’appartò all’ombra di un albero per passare il suo breve tempo di riposo a fissare alcuni appunti contro i dogmi mariani ed i privilegi di Maria, insegnati dalla Chiesa, ma che egli riteneva indegne, indebite e sacrileghe esagerazioni dei cattolici. Il giorno dopo infatti doveva tenere una conferenza ad una associazione giovanile contro il dogma dell’Immacolata Concezione. “Ero direttore della gioventù missionaria avventista — racconta Cornacchiola — e in questa veste cercavo di educare i giovani a rifiutare l’eucarestia, che non sarebbe stata presenza reale di Cristo, A RIFIUTARE LA VERGINE CHE NON SAREBBE STATA IMIMACOLATA; A RIFIUTARE IL PAPA CHE NON SAREBBE STATO INFALLIBILE” NEL DEFINIRE IL DOGMA DELL’IMMACOLATA. [O come disse nella chiesa del Gesù Nuovo in una conferenza poi pubblicata nella Rivista Crociata Mariana (Napoli): Il 12 aprile 1947, diedero a tutti i monitori Avventisti un incarico. Rivolgendosi a me, il direttore della stampa disse: “TU CHE SEI SPECIALIZZATO SULLA MADONNA, PREPARA UN BELLO STUDIO CONTRO L’IMMACOLATA. IL POSTO TUO, DOVE FAR PROPAGANDA, È PIAZZA DELLA CROCE ROSSA “. LI’, AVREI DOVUTO DIMOSTRARE CHE LA CHIESA SBAGLIA QUANDO DICE CHE LA MADONNA È IMMACOLATA].

Quando i bambini, smarrita fra i cespugli la palla, chiesero l’aiuto del padre, non riuscendo a ritrovarla, Bruno sospese i suoi blasfemi appunti, mettendosi all’opera con Isola e Carlo per ritrovare il giocattolo. Raccomandando al piccolo Gianfranco di rimanere sul posto e di non muoversi, egli con Carlo si mise a frugare ogni cespuglio, ogni angolo fra i pezzi di tufo, mentre Isola era salita sul ripiano della collinetta sovrastante la grotta. Temendo che fosse successo qualcosa a Gianfranco perché non rispondeva più alla voce che il padre gli dava di tratto in tratto, Bruno sospese la ricerca della palla e, alquanto preoccupato, si portò al punto di partenza. Erano da poco passate le 16.00. Con sua grande meraviglia, Bruno ritrovò il piccolo Gianfranco inginocchiato, lì sul limitare della grotta misteriosa, con le mani giunte, nell’atteggiamento di chi è rapito, in estasi, quasi pietrificato. Con gli occhi fissi in un punto determinato della Grotta, con viso sorridente il bimbo ripeteva come a persona viva e presente: ‘Bella Signora! Bella Signora!’.
Lo stupore di Bruno, che ancora non vedeva nulla nell’interno della grotta, divenne turbamento. Pensando che si potesse trattare di stregoneria o di qualcosa di demoniaco, non credendo ai suoi occhi, Bruno si rivolse e chiamò agitatamente Isola, la più grandicella, e quindi come tale più capace di aiutarlo in quell’imbarazzo. La bambina che stava raccogliendo fiori campestri sul ripiano sovrastante la grotta incantata, scese immediatamente a vedere quello che stava accadendo al fratellino Gianfranco. Intanto si era avvicinato anche Carlo. Brevissima fu la sosta di curiosità e di timore di Isola e di Carlo nei riguardi del fratellino, perché qualche istante dopo, prima Isola, poi Carlo, caddero in ginocchio, si misero a mani giunte, rapiti anch’essi dalla stessa visione. Fu allora che Bruno udì tutti e tre mormorare contemporaneamente: ‘Bella Signora! Bella Signora!” A questo punto, il turbamento di Bruno raggiunse il colmo, divenne panico, sacro terrore. Che cos’era mai? Ma in quel momento di supremo smarrimento sulle sue labbra sgorgò spontanea una invocazione: “O Signore, salvaci tu!” Questa preghiera era appena spuntata sulle labbra di Bruno, che egli pure divenne oggetto dello straordinario fenomeno. Anch’egli venne fatto partecipe della visione.

LA CELESTIALE SIGNORA

Ecco come Bruno Cornacchiola racconta quello che accadde, vide e udì:
Appena pronunciate le parole: “Signore, salvaci tu!” vidi improvvisamente due mani candidissime, trasparenti, che si muovevano verso di me. Sentii poi che queste due mani, leggere come un ‘ala d’uccello, mi sfioravano gli occhi, facendo cadere da essi come un velo che prima mi accecava. Le mie pupille furono allora invase da una luce tale che dopo qualche istante tutto scomparve dinnanzi a me, figli e grotta, ed io mi sentivo leggero, etereo, quasi il mio spirito fosse stato liberato dalla materia. In quello stato di rapimento non sentivo più nemmeno i miei bambini esclamare la solita espressione: “Bella Signora, Bella Signora!” Quando ripresi la vista, dopo quel momento di accecamento, nel punto più luminoso della Grotta, contornata da un alone di luce dorata, assai abbagliante, vidi — oh! stupore ed emozione indescrivibile per la nostra povera natura umana!— vidi la figura di una donna paradisiaca, le cui fattezze e la cui celestiale bellezza rimangono tutt’ora profondamente impressionate nelle mie pupille, ma non sono traducibili in termini umani.
Aveva i capelli neri questa figura di Donna Celestiale, uniti sul capo e un tantino sporgenti, quanto consentiva il manto, di color verde-prato, che dalla testa le scendeva ai piedi lungo i fianchi della persona.
Sotto il manto verde, una veste candidissima, luminosa, cinta da una fascia rosa a due lembi. Era scalza la Celestiale Signora e i suoi piedi nudi erano poggiati sopra un masso di tufo. Il volto della Bella Signora era in atteggiamento di benignità materna, soffusa di serena mestizia, nella mano destra reggeva appoggiato al petto un libro non tanto voluminoso di colore cenerino, mentre la mano sinistra rimaneva appoggiata sopra il libro stesso. Il mio primo impulso istintivo fu quello di parlare, di alzare un grido, ma, sentendomi quasi immobilizzato nelle mie facoltà, la voce mi moriva in gola. Nel frattempo, in tutta la grotta misteriosa si era diffuso un soavissimo profumo floreale.
Anch’io mi ritrovai accanto alle mie creature, in ginocchio con le mani giunte. Ad un tratto una voce di paradiso risuonò nelle mie povere orecchie, dando inizio a un lungo colloquio. Le celestiali parole non furono udite dai mie tre figli.
Al termine del colloquio, la celestiale visione disparve, salutandoci con un materno sorriso, accompagnato da un dolce inchino di capo. Il piccolo Carlo, vedendo il retrocedere della Bella Signora come di persona che sta per congedarsi, si alzò portandosi svelto nell’angolo terminale della grotta con l’intenzione di afferrare il lembo delle vesti della Bella Signora che invece s’era già dileguata.

IL MESSAGGIO

Queste le parole più significative che contengono il messaggio della apparizione alla Tre Fontane.

Sono Colei che Sono nella Trinità Divina. Sono la Vergine della Rivelazione. Tu mi perseguiti, ora basta! Rientra nell’Ovile Santo, Corte Celeste in terra. Il giuramento di un Dio è e rimane eterno ed immutabile. I nove venerdì del Sacro Cuore di Gesù che tu facesti prima di entrare nella via della menzogna, ti hanno salvato… Il mio Corpo non marcì, né poteva marcire. Mio Figlio e gli Angeli mi vennero a prendere al momento del mio trapasso. Si preghi assai e si reciti il rosario quotidiano per la conversione dei peccatori, degli increduli e per l’unità dei cristiani.. Con questa terra di peccato opererò potenti miracoli per la conversione degli increduli…

I VEGGENTI

Bruno Cornacchiola, nato a Roma il 9 maggio 1913 da poveri genitori, trascorse, con gli altri due fratelli e due sorelle, una giovinezza assai infelice. Lasciati, come altri ragazzi del tempo, completamente in balia di se stessi, egli ed i suoi fratelli erano circondati dalla più squallida miseria. La sua casa e la sua chiesa era il marciapiede e gli angoli più malfamati della capitale. Cresciuti nella più spaventosa ignoranza religiosa e morale, il suo linguaggio era il turpiloquio e la parola della delinquenza e della bestemmia.
Bruno Cornacchiola sposò il 7 marzo 1936 la signorina Iolanda Lo Gatto, dalla quale ebbe quattro figli: Isola, Carlo, Gianfranco e Luigi Maria. Dopo pochi mesi di matrimonio, nel 1936, egli volle partire per la Spagna come volontario. Durante la sua permanenza in Spagna alcuni compagni gli dissero che la «grande bestia» della Apocalisse era il Papa; e che il grande male dell’umanità erano il Papa, la Chiesa e i preti. Ne ricavò un atteggiamento ditale odio per la Chiesa cattolica ed in particolare per il Papa che si propose di ucciderlo.
Ritornato a Roma nel 1939, trovato un lavoro come tranviere dell’Atac, si diede, con furore, alla propaganda anticattolica, gettando il ridicolo sulla Chiesa e sui dogmi mariani, specialmente quello dell’Immacolata Concezione. Per qualche anno perseguitò così la Chiesa, finché giunse per lui il momento della conversione.

Tratto da “Amatevi”. Bollettino dell’Associazione S.A.C.R.I. Numero 9, maggio 2013. Speciale Biografia di Bruno Cornacchiola. S.A.C.R.I.

 

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