Aldo Moro, lo statista ucciso dalle Brigate Rosse e dallo Stato - Italiador
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Aldo Moro, lo statista ucciso dalle Brigate Rosse e dallo Stato

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Il 16 marzo 1978, l’automobile su cui viaggiava il presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro, fu fermata in via Fani a Roma, da un nucleo armato delle Brigate Rosse  che uccise i cinque uomini della scorta e rapì il politico pugliese. Quello stesso giorno, Giulio Andreotti avrebbe dovuto ottenere la fiducia per un nuovo governo in cui, per la prima volta, sarebbero stati presenti anche i deputati del Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer

Poco prima delle 9 del mattino di quel giorno, Moro uscì dalla sua casa e salì su una Fiat blu con due componenti della scorta. Dietro la sua auto c’era un’altra vettura, un’Alfetta bianca con a bordo gli altri uomini che facevano parte della sua protezione. L’agguato teso dalle B.R. scattò quando la macchina su cui viaggiava Moro entrò in via Fani.

L’auto del presidente della DC sbatté contro una Fiat 128 che gli aveva tagliato la strada. In pochi secondi il commando terrorista saltò fuori davanti al bar “Olivetti” sparando sull’auto uccidendo tutti gli agenti della scorta.

Il presidente della DC venne invece catturato dai brigatisti.

Dopo il sequestro, Aldo Moro fu portato in quella che poi verrà definita “la prigione del popolo” dove rimase 55 giorni.

Nei suoi giorni di prigionia, Aldo Moro scrisse 86 lettere. I destinatari furono molteplici: dagli esponenti più importanti del suo partito, la DC, alla famiglia. Non mancarono però le missive mandate ai principali quotidiani e all’allora Papa Paolo VI.

Fu proprio attraverso queste lettere che Moro cercò di aprire una trattativa con i colleghi di partito e con le massime cariche dello Stato.

Il governo presieduto da Giulio Andreotti, sostenuto dal PCI, non volle cedere ai terroristi, né trattare. Lo statista, in una lettera indirizzata ai leader della DC, il suo partito, scrive: “Il mio sangue ricadrà su di voi”

Dopo l’omicidio, l’auto con il suo corpo fu lasciata parcheggiata in Via Caetani, a Roma, simbolicamente a metà strada tra la sede della DC e quella del PCI. I terroristi oltre al politico uccisero così anche il fautore del “compromesso storico”

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