Ancora attacchi alla CRISTIANITÀ nella scuola italiana. - Italiador
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Ancora attacchi alla CRISTIANITÀ nella scuola italiana.

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La vicenda della maestra di Nuoro sospesa dopo le proteste di due mamme per aver recitato un’Ave Maria in classe è indice della crescente cristianofobia nel Paese. La scusa della laicità della scuola è ridicola: alle milizie Lgbt, infatti, si consente di infiltrarsi e indottrinare il gender e i genitori che si oppongono sono silenziati. E a Firenze, intanto, agli studenti islamici in Ramadan si offrono aule di preghiera. 

Se un’Ave Maria costa così cara da vedersi sospesi dal lavoro e con lo stipendio decurtato, significa che il Paese sta scivolando lentamente verso un baratro di attacco alla fede cattolica mai visto in Italia da almeno un paio di secoli.

La vicenda della maestra di Nuoro, che è stata sospesa per aver realizzato una coroncina del Santo Rosario con gli studenti di una terza e per aver recitato con loro un’Ave Maria e un Padre Nostro è destinata a diventare un caso politico, ma non è politicamente che la vicenda va inquadrata. Non si tratta di un caso di una maestra indisciplinata che va punita dal ministro dell’Istruzione, bensì di un inquietante fenomeno di cristianofobia di fronte al quale nessuno sembra avere gli strumenti corretti per opporsi.

I fatti sono stati raccontati da lei stessa nelle cronache di questi giorni.

Marina Francescangeli ha 58 anni e 30 anni di servizio nella scuola statale. L’ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie, la donna, che insegna a San Vero Milis in provincia di Oristano, ha pensato bene di preparare gli studenti con un lavoretto da portare a casa per le festività. Festività che si chiamano natalizie non per niente. Il Natale – giova ricordarlo? – è la Festa con cui i cristiani celebrano la Nascita del Salvatore; quindi, l’attività proposta era inerente al periodo dell’anno che si stava vivendo. E, conseguentemente, la successiva Ave Maria è stata detta a conclusione di quel lavoretto.

Ma due genitori – non tutti, solo due – non l’hanno presa bene. Informati dai figli, hanno fatto fuoco e fiamme lamentando la laicità della scuola senza sapere che la laicità non esclude la professione di una fede, anzi, la contempla.

Fatto sta che il preside, fiutando il clamore, ha costretto la maestra a scusarsi davanti ai genitori. Cosa che è puntualmente avvenuta pochi giorni dopo. Ma non è bastato. Nei giorni scorsi la sorpresa: la donna si è vista recapitare a casa una lettera dell’ufficio scolastico provinciale (l’ex provveditorato) nella quale le veniva imposta la sospensione dalle lezioni e la decurtazione dello stipendio. Ora la vicenda è in mano all’avvocato della maestra.

[…. omissis]

Fonte: La Nuova Bussola Quotidiana –  Andrea Zambrano   8 Aprile 2023

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