Non è finita, tutt’altro. La storia dell’antenna di via Sicilia ad Arezzo va davanti ai giudici del Tar e per i residenti torna la paura che un giorno si accenda il ripetitore della telefonia eretto vicino alle proprie case. Sì, l’operatore delle telecomunicazioni che due mesi fa ha ricevuto dal Comune lo stop alla costruzione dell’impianto, ha impugnato il provvedimento. Come era prevedibile.
La notizia trapela dagli ambienti di palazzo Cavallo e in vista c’è una battaglia legale. Ascoltando le proteste dei cittadini, l’amministrazione comunale nel corso del 2024 ha scelto il percorso di “autotutela” – una minuziosa verifica tecnica e normativa – al termine della quale ha preso la decisione di bloccare l’antenna 5G che era già in avanzato stato di realizzazione. Un palo alto 30 metri in zona residenziale.
L’altolà ha annullato il permesso a costruire che l’operatore aveva in mano con tanto di pareri dell’Arpat. Era chiaro che la società delle tlc avrebbe fatto la contromossa: ha presentato ricorso mettendo in campo i suoi legali. Ci sarà dunque una nuova partita dinanzi al tribunale amministrativo regionale e se non dovesse essere sufficiente, si arriverà da una parte e dall’altra fino al consiglio di Stato. A meno che non venga trovato un accordo su una ubicazione diversa. Era inizio ottobre quando il Comune di Arezzo con una nota fece sapere di aver “proceduto alla redazione di un provvedimento di annullamento d’ufficio in autotutela riguardo l’installazione della nuova stazione radio base per telefonia cellulare in via Sicilia”.
L’atto era scattato alla luce del parere tecnico che ha evidenziato la prevalenza della tutela della salute pubblica, sull’erogazione di servizi di telefonia mobile, che nell’area interessata sarebbero già presenti. Fu anche rilevate la “mancata indifferibilità ed urgenza” quale presupposto per il rilascio dell’autorizzazione e l’ “indisponibilità della ditta a individuare una diversa possibile collocazione dell’impianto”, come richiesto dall’amministrazione a salvaguardia della pianificazione, costituita dal programma comunale degli impianti.
Il cantiere di via Sicilia si era aperto a gennaio e a marzo ci fu l’installazione. I residenti fecero subito quadrato contro l’antenna. Si organizzarono in comitato (1700 firme) e il 26 Settembre si tenne anche un presidio contro la prosecuzione dei lavori. Tanta mobilitazione ebbe come conseguenza l’annullamento d’ufficio dell’atto autorizzativo precedentemente accordato all’operatore, tenuto anche al “ripristino dello stato dei luoghi”. Il vice sindaco Lucia Tanti, che ha seguito la vicenda con l’assessore Francesca Lucherini, sostenne che “una amministrazione è tanto più forte politicamente quanto più sa dimostrare di avere, in sé, gli anticorpi per correggersi prima che eventuali criticità si stabilizzino nel tempo”.
I dubbi dell’amministrazione, si concretizzarono in quel provvedimento che Tanti definì “un passo avanti e non un passo indietro”. Presto i giudici del tribunale amministrativo regionale saranno chiamati a stabilire se il passo è anche corretto e inattaccabile, o se la società delle telecomunicazioni ha tutto il diritto di proseguire i lavori e accendere l’antenna per i telefonini che oggi svetta in via Sicilia.
Fonte: CorrierediArezzo – Luca Serafini – 01 Dicembre 2024