Bill Gates e gli altri riccastri, sono FINTI FILANTROPI - Italiador
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Bill Gates e gli altri riccastri, sono FINTI FILANTROPI

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Donare denaro è solo un modo in cui un’azienda può beneficiare di detrazioni fiscali. È anche possibile donare forniture e scorte, manodopera dei dipendenti, immobili e persino proprietà intellettuali. “Le aziende traggono enormi vantaggi dalle donazioni per beneficenza e non solo dal punto di vista finanziario”,

Ad esempio, che cos’hanno in comune Bill Gates, George Soros, Mark Zuckerberg e John Rockefeller? Oltre a essere notoriamente milionari vengono dipinti anche come generosissimi “filantropi” che, per puro e semplice altruismo, donano milioni di dollari per fare del bene e aiutare i più bisognosi attraverso l’attività delle rispettive fondazioni. Ma è davvero così?

Un libro uscito recentemente mostra come le visioni “umanitarie” delle fondazioni dei ricchissimi e generosissimi, da John Rockefeller a Bill Clinton e Mark Zuckerberg, possano essere, in realtà, potenti strumenti di controllo.

A colpi di donazioni, con ovvi benefici, i filantrocapitalisti “si assicurano che il turbocapitalismo” non venga messo in discussione. A cominciare dalla salute: “Bill Gates ha puntato a comprarsi un’intera agenzia Onu, l’OMS. La cosa gli sta riuscendo; è grave che la comunità internazionale glielo permetta”.

Altro campo di battaglia, l’agricoltura: la “Rivoluzione verde” in Africa funge da battistrada agli Ogm. Dopotutto, una mano lava l’altra. La ricchezza delle aziende permette la filantropia, la filantropia apre nuovi mercati alle aziende. Il filantrocapitalismo non ci rimette mai. La democrazia, sì.

La vocazione umanitaria dei Paperoni alla Bill Gates e George Soros non è altro che uno strumento di controllo. Attraverso le donazioni milionarie, i “filantropi” assumono un peso politico sempre maggiore,  si aprono la strada a nuovi mercati, e si sostituiscono agli stati. Una “generosità” calcolatrice e studiata per esercitare un’influenza incontrollata sui governi.

Ma i filantropi sono del tutto inattaccabili e arrivano a giustificare “i benefici del loro ricorrere ai paradisi fiscali perché così liberano risorse da destinare all’altruismo”. Tanto per citare un esempio: nel 2012, un rapporto del Senato americano calcolava in quasi 21 miliardi di dollari la quantità di denaro che Microsoft aveva trafugato nei paradisi fiscali in tre anni, con un guadagno fiscale di 4,5 miliardi annui”.

Business e filantropia diventano dunque un tutt’uno e la filantropia diviene la continuazione del business con altri mezzi. Nel filantrocapitalismo si annulla pertanto il confine tra profit e non profit”.

Bill Gates, fondatore di Microsoft e della Bill & Melinda Foundation è pericoloso perché ormai è ovunque. Ovunque. Non c’è settore della vita umana in cui lui non abbia deciso che ha ricette da somministrare: agricoltura, finanza, cambiamento climatico, salute. Il problema è: lui può spendere un sacco di soldi, ma non c’è un processo democratico rispetto alla sue decisioni. Risponde unicamente a se stesso.

Basti pensare all’influenza spropositata di Bill Gates sull’Oms, che è un ente politico, non scientifico, influenzato dai Paesi – e dagli attori non statali – che lo finanziano.

La fondazione di Bill Gates decide dunque come vengono spesi i fondi dell’Organizzazione mondiale della sanità.

Inoltre, la vastità dei contributi finanziari della fondazione ha reso Bill Gates un leader non ufficiale – sebbene non eletto – nell’organizzazione. Ecco perché l’Assemblea mondiale della sanità che stabilisce l’agenda dell’Oms ha adottato un “Piano globale per i vaccini” nel 2012 insieme alla Fondazione Gates e allo stesso fondatore di Microsoft. In campo sanitario, dunque, il fondatore di Microsoft fa il bello e il cattivo tempo, a secondo del suo umore e del suo portafoglio.

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