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Bologna, feti e resti umani nei barili. Scoperta choc in un capannone

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Una quarantinadi fusti gialli, accatastati contro il muro del capannone, tra ferri vecchi e mobili rotti. E dentro, quelli che sembrano essere feti e resti umani, a galla in un liquido verdino. È una storia agghiacciante quella su cui sta indagando, nel massimo riserbo, la Squadra mobile della polizia, coordinata dalla Procura. Una vicenda “tutta da verificare”, come si è limitato a dire il procuratore capo Giuseppe Amato.

Tutto inizia la sera di mercoledì, in un capannone di via dell’Artigianato, nella zona industriale di Granarolo. Succede che un ragazzo di origine sinti, solito raccogliere ferro con il suo camioncino nelle aziende della zona, venga chiamato dal titolare di una società che si occupa di svuotare cantine e magazzini.

E, stando al racconto fatto dal giovane, quest’ultimo gli propone di portare via, oltre al ferro, anche i fusti, col compito di “smaltirli da qualche parte”. Il ragazzo gli dice che si può fare, ma che prima di caricare i barili – che riportano sul fianco il simbolo dei rifiuti biologici speciali – con il gancio sul cassone del camion, vuol sapere cosa contengano. Ne prova ad aprire uno, si rompe il coperchio. E, nel liquido sporco, spunta un feto. A galla.

La presenza della polizia, dei vigili del fuoco con le tute bianche e dei carabinieri nella strada ha preoccupato i residenti della zona, che hanno chiesto sui social cosa fosse accaduto. Una vicenda troppo delicata e ancora piena di punti interrogativi, tanto che lo stesso sindaco di Granarolo Alessandro Ricci, interpellato dal Carlino , ha risposto con un “No comment”.

Fonte: Il Resto del Carlino

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