In questo articolo vogliamo rendere testimonianza ed omaggio a Carlo Verri ex Presidente Alitalia, un uomo ed un manager tra i pochi o forse l’unico, che veramente aveva a cuore la Compagnia di Bandiera, non per egoismo.
Sistemare la linea aerea avrebbe comportato un nuovo approccio e un nuovo management basato su reali capacità e meritocrazia, quasi totalmente assente tra il personale fino al momento della sua nomina.
La domanda che rimane aperta, a cui forse non si vuole dare risposta é semplice ed inquietante: Carlo Verri é morto per una guida disinvolta del suo autista o forse é stato eliminato per volontà di qualcuno che non condivideva le scelte e gli imminenti cambiamenti da Lui definiti ?
Noi non vogliamo in questo contesto fare una disamina finanziaria ed economica, poiché non è il nostro obiettivo, ma essendo stati parte integrante dell’organizzazione, desideriamo testimoniare che qualcosa di buono stava accadendo, un’aria fresca ed innovatrice si respirava in tutti i settori della Compagnia e la stima verso il nuovo “condottiero” era in forte crescita. Il desiderio di tutti i dipendenti di partecipare alla rinascita, era assai condivisa, viva e palpabile sia nella sede principale di Roma, sia nelle sedi “periferiche” italiane ed estere.
Qual’era la situazione quando Verri fu nominato a capo dell’Azienda
L’Alitalia aveva divorato già per decenni soldi pubblici, facendosi forte in sintesi di due elementi importanti, il primo: lo Stato era il maggiore azionista, secondo: la Compagnia godeva di un regime di monopolio, ma la deregolamentazione delle tariffe era alle porte e tutto sarebbe cambiato.
La disinvolta ed irresponsabile gestione, caratterizzata da un approccio parastatale continuava a provocare danni ed era riconducibile a tre ragioni principali: assenza di management capace ed eticamente onesto, dimensioni troppo piccole e personale di volo avido ed irresponsabile come pochi.
La deregolamentazione si avvicinava e bisognava provvedere, fu così che Carlo Verri convocò una storica riunione con tutto il Top Management e pose il grande quesito: L’Alitalia avrebbe dovuto ridimensionarsi a vettore regionale oppure effettuare un rilancio basato su investimenti e nuovo impegno della classe dirigente ? I dirigenti a sorpresa espressero apparentemente la volontà di rinnovarsi, ma a nostro avviso qualcuno di questi forse si sentiva in pericolo per se stesso e per il “gruppo” che rappresentava.
Chi era Verri
Carlo Verri era nato a Bari il 26 giugno del ’39, era sposato con Annamaria e padre di due figli: Pietro e Beatrice. Godeva fama di uomo semplice e mite. Dopo una lunga carriera ai vertici di numerose aziende private, tra cui la Zanussi, la Riv, l’ Indesit, era approdato alla guida dell’Alitalia. Era riuscito con poche azioni ed in breve tempo ad infiammare positivamente tutto il personale, come mai si era visto prima. Dopo un periodo di grande impegno personale era riuscito a conquistare la fiducia di tutti con una comunicazione trasparente e semplice; tutti sapevano tutto, grazie alla pubblicazione interna tri-settimanale, chiamata “Cronache AZ” nella quale venivano annunciati gli avvenimenti salienti riguardanti i vari settori dell’Azienda.
Qual’erano le idee ed i piani di Verri per il rilancio della Compagnia
La sua tesi era di una chiarezza veramente cristallina: “Nessuna compagnia aerea nazionale in Europa ha più senso, non ci sono le dimensioni”. Che si fa allora? “L’unica soluzione è fare una holding europea, che le controlli tutte e metta in comune l’acquisto dei velivoli, l’addestramento, il personale, la manutenzione, il backstage. Per fare contenti gli orgogli nazionali, ogni compagnia potrà continuare a fregiarsi delle proprie insegne e delle proprie bandiere (quindi avremo sempre Air France, Alitalia, ecc.), ma “dietro” sarà tutto unificato. Non esiste altra soluzione”. Poi, qualche giorno dopo, Carlo Verri muore in un incidente stradale e il suo progetto, per il quale aveva già preso i primi positivi contatti, fu abbandonato.
“Verri era riuscito a smantellare il vecchio vertice che lo boicottava, a cominciare dagli amministratori delegati Maurizio Maspes e Luciano Sartoretti per continuare con il direttore del personale Ferrero, che per un decennio aveva impersonato la linea di scontro frontale con il sindacato. Aveva risolto rapidamente il contenzioso con i piloti per dedicarsi ai progetti di sviluppo della compagnia di bandiera stava cercando di acquistare nuovi aerei e di stringere nuove alleanze internazionali.”
A chi poteva dare fastidio Carlo Verri
Le persone e le categorie a cui Verri poteva dar fastidio erano molteplici e per vari motivi, ma tutti avevano in comune una cosa: la preoccupazione di un incombente CAMBIAMENTO.
Ecco un breve elenco di soggetti che non avrebbero gradito il cambiamento:
- Managers e dipendenti sponsorizzati da partiti politici che lottizzavano la Compagnia
- Top Managers che stavano per essere sostituiti
- Esponenti dei Servizi Segreti, presenti a vari livelli tra i dipendenti (presenza registrata di consuetudine in tutte le compagnie aeree del mondo)
- Lobby piloti ed assistenti di volo, strapagati e straviziati grazie alla compiacenza ed il potere dei sindacati
- Sindacati che in maniera scellerata approfittavano di ogni occasione per aumentare il loro potere (famosa la ridicola battaglia sindacale per chiedere più soldi per gli assistenti di volo, affinché offrissero caramelle a bordo dei voli nazionali)
- Presunti terroristi, visto il ritrovamento negli spogliatoi dell’aeroporto di Fiumicino di volantini con la stella a 5 punte.
- Dipendenti della compagnia, presumibilmente riconducibili alle maggiori organizzazioni della criminalità organizzata del paese.
A tutti questi Carlo Verri poteva risultare indigesto e quindi soggetto a “rimozione” in qualche modo.
Poco prima dell’incidente automobilistico
Il 6 Nov 1989, Carlo Verri aveva tenuto una riunione nella sede Alitalia, in Piazzale Giulio Pastore fino alle 22:15. Da quanto ci é dato sapere erano presenti l’amministratore delegato dell’ Alitalia, Giovanni Bisignani (fratello di Luigi Bisignani), l’assistente del presidente, Luigi Bonazzi ed il direttore generale della compagnia di bandiera, Paolini. Da voci che circolavano in Azienda, apparentemente alla fine della riunione la vettura che usava normalmente con il suo solito autista, non era disponibile, quindi qualcuno mise a disposizione del Presidente la propria vettura di servizio e relativo autista.
L’incidente e la presunta causa di morte, una tesi improponibile e senza senso
La stessa sera dopo la riunione, Carlo Verri perdeva la vita in un pauroso incidente stradale avvenuto in un incrocio lungo la via Laurentina, a poca distanza dal grattacielo della compagnia di bandiera. Con lui, moriva anche l’ autista Enrico Grappelli, di 25 anni che guidava la Thema blu scura con la quale il manager stava tornando a casa. Secondo una prima ricostruzione, la Lancia era stata investita violentemente da un autobus dell’ Atac, mentre attraversava l’ incrocio a forte velocità, nonostante il semaforo fosse rosso.
Un tragico, banale incidente che la moglie ha vissuto in diretta. Carlo Verri l’aveva chiamata nella sua casa di Torino con il radiotelefono. Poche parole affettuose, il quotidiano contatto prima di andare a dormire, poi, di colpo, quel tonfo, secco. L’ urto, violentissimo, rimbalzato via etere a ottocento chilometri di distanza. La linea non era caduta e per lunghi secondi ha udito i lamenti del marito, ferito a morte.
Considerazioni finali
Carlo Verri si era trasferito a Roma da solo e la famiglia era rimasta in Piemonte. Ogni sera a fine giornata Verri chiamava la moglie per salutarla, come aveva fatto la sera, poco prima del tragico incidente, erano circa le 22:15 del lunedì 6 Nov 1989 e non aveva alcuna fretta di tornare a casa visto che nessuno lo aspettava, l’autista era un giovane ex carabiniere presumibilmente responsabile e sensibile alle norme ed al codice della strada, perchè allora avrebbe dovuto guidare la vettura con a bordo il Presidente Verri, a tutta velocità su una strada bagnata e passare pericolosamente con il semaforo rosso se Verri non aveva alcuna fretta ?
Quale motivo poteva avere Verri per chiedere all’autista di infrangere tutte le logiche di buon senso ? Forse le risposte non le avremo mai e la verità rimarrà nascosta, ma una cosa é certa, Verri era l’uomo che poteva fare la differenza in Alitalia, qualcuno lo sapeva e forse non era proprio d’accordo.
Questo articolo è dedicato a Carlo Verri, la sua Famiglia e tutti coloro che hanno creduto e credono nel possibile cambiamento…. Addio Presidente !
Val.In.
Alitalia: la nascita di una Grande Azienda
Il 16 Settembre 1946 nasceva l’Alitalia, con un capitale iniziale di 900 milioni di Lire aumentato dopo tre mesi a un miliardo e cinquecento milioni. Un anno dopo, con un trimotore ottenuto in cessione dall’Aeronautica Militare, veniva esercita la prima linea della Compagnia che collegava le città di Catania, Torino e Roma. Nello stesso 1947, il 6 luglio, fu effettuato il primo collegamento internazionale trasportando 38 marittimi norvegesi da Roma ad Oslo con un Lancastrian. Al 31 dicembre del 1947 l’Alitalia aveva trasportato 10.306 passeggeri e 110 tonnellate di merci e posta; la Compagnia aveva in organico 293 dipendenti dei quali solo 55 naviganti (piloti, marconisti, motoristi); la flotta era composta di undici aerei: quattro trimotori FIAT G12, quattro quadrimotori Siai Marchetti SM 95 e tre quadrimotori Avro Lancastrian.
Una nuova stella del firmamento industriale era nata; un fantastico inizio per una gloriosa ed efficiente società italiana che si chiamerà in maniera definitiva Alitalia – Linee Aeree Italiane.