Rispolveriamo uno degli argomenti più amati delle lezioni di scienze alle scuole elementari: il processo della fotosintesi clorofilliana.
La clorofilla contenuta nelle foglie degli alberi assorbe l’energia dalla luce solare e la usa per trasformare l’anidride carbonica contenuta nell’aria negli zuccheri che servono alla pianta per nutrirsi. Il prodotto di scarto di questo processo è l’OSSIGENO, elemento essenziale per la vita di tutti gli organismi sulla Terra. Uno scambio naturale e gratuito, durante il quale le piante svolgono la funzione di “contenitori”, immagazzinando il carbonio per tempi più o meno lunghi a seconda del loro ciclo di vita. In questo modo, la CO2 rimossa dall’atmosfera non va ad alimentare l’effetto serra, quella sorta di cappa che intrappola il calore e stravolge il funzionamento del clima. Ovviamente se l’uomo continua a distruggere gli alberi, ad esempio attraverso la massiccia deforestazione avvenuta in Amazzonia il fenomeno assume dei connotati assai gravi per l’umanità.
L’equazione è apparentemente semplice: meno alberi uguale a più CO2 in atmosfera uguale a temperature più alte e un clima sempre più in squilibrio; più alberi uguale a meno CO2 e temperature più basse uguale a effetti mitigati dei cambiamenti climatici. Non bisogna essere scienziati per capire questo principio insegnato nelle scuole in giovane età.