Un bunker antiatomico non è altro che un rifugio, costruito a un livello di profondità del terreno variabile da 1,5 a 3 metri. La caratteristica è per l’appunto trovarsi sottoterra, per ripararsi da bombe o radiazioni presenti nell’atmosfera.
La cellula possiede due ingressi, uno per i ricambi d’aria e uno per le persone.
Le mura in cemento armato del rifugio sotterraneo hanno uno spessore tra i 30 e gli 80 cm. ciò consente una forte resistenza in caso di esplosioni.
Le porte blindate in acciaio e cemento con apertura verso l’esterno, sono spesse 20 cm.
Fondamentale è la dotazione di un impianto di aerazione, azionato anche manualmente, atto ad eliminare elementi dannosi per l’uomo e impedire che l’umidità possa danneggiare scorte di cibo e mobili.
Ci sono elettrodomestici per cucinare ed un locale in cui disporre cibo a lunga conservazione, senza dimenticare i servizi igienici. Il tutto contornato da brandine, cisterne da mille litri di acqua e radio per mantenersi in contatto con l’esterno.
Alle pareti è applicata una vernice speciale priva di sostanze volatili.
Il problema di fondo risiede nel fatto che non è prevista la realizzazione di bunker antiatomici nei piani regolatori.
Questo vuol dire che l’unica opportunità è di concepirli come vani interrati o di classificarli come cantine. Per la realizzazione di questo vano interrato, occorre un permesso da parte del Comune in cui si è domiciliati.
Quanto si può vivere in un bunker? A questa domanda è possibile rispondere conoscendo la quantità di cibo e acqua disponibili.
Infatti, più il bunker è grande più ci sarà possibilità di inserire ulteriori scorte. In genere si va da un periodo di un mese e mezzo a tre mesi, necessario per superare un possibile attacco atomico o nucleare.
Per la sola realizzazione del bunker la spesa varia dai 1200 ai 3000 euro al metro quadro.