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Daniela Lo Verde, la preside dello Zen di Palermo, arrestata

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Daniela Lo Verde

Da quasi 10 anni Daniela Lo Verde è preside dell’Istituto comprensivo Giovanni Falcone allo Zen, una scuola di frontiera dove lei ha deciso di rimanere. La Procura europea l’ha arrestata per corruzione e peculato ed è finita ai domiciliari in via precauzionale. La preside dovrà spiegare le accuse che la coinvolgono per l’appropriazione di cibo, computer, tablet e iphone destinati agli alunni e acquistati presumibilmente con i finanziamenti europei e sulla gestione dei tanti fondi arrivati nella scuola di frontiera per i progetti. Accuse che poi dovranno essere dimostrate in sede di giudizio. Chi è la preside finita la centro dell’indagine?

Daniela Lo Verde, 53 anni, da anni è considerata un po’ il simbolo del riscatto dello Zen. Nel maggio 2020 è stata insignita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella del titolo di Cavaliere della Repubblica “per essersi distinta nel servizio alla comunità durante l’emergenza coronavirus”. Come ricostruito da Repubblica, nei primi mesi della pandemia la preside scese in campo in uno dei quartieri più difficili di Palermo. Organizzò una raccolta fondi mettendo a disposizione il conto corrente della scuola per distribuire buoni spesa da 50 euro alle famiglie in difficoltà dello Zen e fece un appello per reperire tablet e computer da distribuire ai suoi studenti per la didattica a distanza. “Stamattina abbiamo dato i primi buoni – scriveva la preside nell’aprile in piena pandemia – Ho pianto vedendo le foto dei miei alunni con la spesa. Non potevamo proporre lezioni, raccontare favole con le tavole vuote. La mia idea di scuola è quella di essere una comunità. In questi giorni ho ascoltato mamme disperate. Mai ho toccato con mano così tanta povertà”.

Poi ha trasformato la sua scuola in un hub vaccinale per ben tre volte cercando di dare il suo contributo alla battaglia contro il virus. Negli anni ha sempre detto di voler restare nella sua scuola di frontiera e impegnarsi a fare ogni tipo di progetto per riuscire a strappare i ragazzi alla criminalità organizzata e di provare a trasformare le scuole in comunità, in punti di riferimento per il quartiere. “Nelle scuole di frontiera, la figura stabile del dirigente è spesso l’unico presidio e punto di riferimento del territorio – diceva la preside due mesi fa in un’intervista a Repubblica – Quello che proviamo a fare è essere dei modelli per loro, accoglierli e provare a indirizzarli verso nuove prospettive di vita, anche alla scoperta di passioni o talenti che spesso hanno ma che non sanno neanche di avere. La scuola li deve mettere nella condizione di poter scegliere”. La sua scuola è stata spesso vittima di atti vandalici e furti. E ogni volta Daniela Lo Verde ribadiva che non avrebbe fatto un passo indietro e che la linea dello Stato non sarebbe arretrata invocando la sua lotta contro la dispersione scolastica e la criminalità.

 

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