Un crollo verticale. Che non può essere giustificato solo con l’unto e consunto “tabù amministrative”. E che rischia di apporre la parola fine su quello che, ancora oggi, è il gruppo politico più rappresentato in Parlamento. Il Movimento Cinque Stelle si lecca le ferite dopo la clamorosa sconfitta all’ultima tornata elettorale. E si interroga sul proprio futuro. Il cosiddetto “effetto Conte” non ha affatto limitato le perdite. A Palermo, storica roccaforte dei Grillini, il candidato dell’alleanza col Partito Democratico ha perso al primo turno. E la lista del Movimento non è andata oltre un misero 7,6%.
Conte non si nasconde e ammette la sua “insoddisfazione”. Nei prossimi giorni sono previsti una serie di incontri, per dare il via ad una nuova riorganizzazione. La sensazione è che serva ben altro, oltre alla nomenclatura. Un tonfo simile è un evidente segnale politico. Gli elettori che regalarono a Luigi Di Maio e soci il 33% nel 2018 sono profondamente delusi.