Negli scorsi giorni il Giappone ha iniziato a rilasciare nell’Oceano Pacifico acqua radioattiva proveniente dalla centrale danneggiata di Fukushima, 12 anni dopo la fusione nucleare. Tutto ciò nonostante le perplessità lanciate dalla Cina, che ha anche imposto un divieto sui frutti di mare giapponesi, e le proteste della Corea del Sud. Gli esperti del settore (Nazioni Unite, ndr.) affermano che l’acqua avrà un impatto radiologico «trascurabile» sulle persone e sull’ambiente. Ma ne siamo sicuri? (ndr all’ONU se la suonano e cantano come gli pare e piace, e poi si parla di allarme ambientale e climatico. SENZA VERGOGNA)
Nel 2011, un terremoto seguito da uno tsunami ha distrutto la centrale nucleare, distruggendo il sistema di raffreddamento e causando il surriscaldamento dei nuclei dei reattori e la contaminazione dell’acqua all’interno dell’impianto con materiale altamente radioattivo. Dal giorno del disastro, la società Tepco ha continuato a pompare acqua per raffreddare le barre di combustibile dei reattori.
Ciò significa che ogni giorno l’impianto produce acqua contaminata, che viene immagazzinata in oltre 1.000 serbatoi, sufficienti a riempire più di 500 piscine olimpioniche. Il Giappone sostiene di aver bisogno del terreno occupato dalle cisterne per costruire nuove strutture per lo smantellamento sicuro dell’impianto. Gli esperti hanno inoltre espresso preoccupazione per le conseguenze di un eventuale crollo delle cisterne in caso di calamità naturale. Il Giappone sta rilasciando gradualmente le acque reflue nell’oceano, con il via libera dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA). Il primo rilascio è uno dei quattro previsti da qui alla fine di marzo 2024. L’intero processo richiederà almeno 30 anni.
[Omissis]
Fonte: Il Messaggero – Marta Giusti – 26 Agosto 2023
P.S. Dov’é quell’idiota di Greata Thunberg ed i suoi amici finti ambientalisti?