Giorgio Balma, il papà della Coccoina
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Giorgio Balma, il papà della Coccoina

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Chi non ha mai usato la colla Coccoina o la cucitrice Zenith ? Sono due prodotti simbolo, mai cambiati nel tempo, presenti negli uffici di tutto il mondo. Dietro il loro successo c’è un imprenditore d’altri tempi, Giorgio Balma, scomparso il 30 Agosto 2017 all’età di 93 anni, che ha rilanciato e potenziato l’azienda fondata nel 1924 dal padre Aldo e dal socio Andrea Capoduri, identificandola con i suoi due prodotti-simbolo. La colla da ufficio, appunto, dal colore bianco e dal profumo di mandorla, e la pinzatrice metallica. La colla, a base di fecola di patate, quindi senza prodotti chimici pericolosi per la salute, era stata ideata da suo padre Aldo, di origini genovesi ma trapiantato a Voghera (Pavia), addirittura negli anni Venti. Più recente la cucitrice, nata nel 1948. Giorgio Balma prese le redini dell’azienda, la Balma Capoduri & C., nel 1957, alla morte del padre. Da allora la società ha continuato a sfornare dal suo stabilimento di Voghera i due unici prodotti, sempre gli stessi, tenendo testa a tutti i tentativi di concorrenza.
Negli anni ’70-’80 l’azienda era arrivata ad avere oltre 400 dipendenti, oggi scesi a poco più di 140 anche grazie all’introduzione di processi produttivi più moderni. Laureato in ingegneria meccanica, Giorgio Balma era un imprenditore d’altri tempi. Sempre presente in azienda, prima nella vecchia sede vicino al centro cittadino, poi nell’attuale moderna palazzina alla periferia di Voghera, ne ha guidato lo sviluppo tenendo testa alla concorrenza, rinnovandosi (la Coccoina viene prodotta oggi anche in altri formati, dallo stick alla colla liquida) ma senza mai abbandonare il prodotto originale, nel classico contenitore rotondo con l’inconfondibile logo. Toccherà ora al figlio Aldo (lo stesso nome del nonno fondatore) portare avanti la tradizione imprenditoriale di famiglia. Magari con nuovi prodotti (negli uffici, si sa, la carta si userà sempre meno), ma senza abbandonare quelli originali.

Fonte: Giacomo Ferrari – Corriere.it

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