Il Comunismo è una dottrina politica ed economica basata sul concetto che la proprietà privata e l’economia basata sul profitto, possano essere sostituite dalla proprietà pubblica e dal controllo comune dei mezzi di produzione.
I regimi comunisti sono caratterizzati in genere dalla predominanza di un partito unico, privo di particolari opposizioni.
Karl Marx (1818-1883) proveniva da una famiglia di origini ebraiche del ceto medio della Renania tedesca, studiò filosofia a Berlino, ottenendo un dottorato a Jena, ma non riuscì mai ad ottenere un posto da docente. Per questo si dedicò al giornalismo, e durante le sue indagini sull’ingiustizia sociale e sulla corruzione si convinse che la società tedesca (ma anche quella europea in generale), aveva una serie di problemi che potevano essere risolti soltanto con una rivoluzione. A causa delle sue idee politiche estremiste, Marx andò a vivere nel 1843 a Parigi, dove instaurò con il connazionale Friedrich Engels (1820-1895), un altro filosofo socialista e rivoluzionario, una collaborazione che sarebbe durata per quasi 40 anni.
Per Marx ed Engels, i problemi che affliggevano il proletariato (povertà, malattia, alti tassi di mortalità) erano causati dallo stesso capitalismo: l’unico modo per eliminarli era rimpiazzare il capitalismo con il comunismo. Nel Manifesto del partito comunista (1848), Marx ed Engels immaginano un futuro in cui i mezzi di produzione industriale (miniere, fabbriche, ferrovie, etc.) sono di proprietà pubblica e collettiva, e vengono utilizzati a vantaggio di tutti. Il Manifesto costringerà Marx all’esilio a Londra, dove il filosofo inizia a scrivere Il Capitale (1867), libro che sviluppa le basi teoriche del comunismo come una vera e propria dottrina scientifica.
Il materialismo storico di Marx è la prima base teorica del comunismo. Si tratta di un modo particolare di vedere non soltanto il passato, ma anche il futuro. Secondo Marx, alla base di qualunque attività umana ci sono i mezzi materiali di sussistenza: cibo, acqua, vestiti, case. Per produrre questi ‘mezzi’ occorrono in primo luogo materiali e strumenti, e poi persone in grado di trasformare questi materiali e strumenti: in altre parole, i lavoratori.
Per Marx, la storia ha visto una serie di cambiamenti nella produzione di ‘mezzi’: veri e propri sistemi, che con il procedere della tecnologia sono divenuti sempre più complessi ed elaborati. Ogni cambiamento è stato il frutto di una “lotta di classe”: uno scontro tra classi sociali diverse. Nell’epoca in cui scrive Marx, è la borghesia che possiede i mezzi di produzione, perché le macchine industriali sono costose, ed i lavoratori non hanno abbastanza denaro per possederle. Secondo Marx, quando un lavoratore non possiede il proprio strumento di lavoro, diventa nient’altro che un’appendice di questo strumento. L’ultima lotta di classe, secondo Marx, sarà quella tra proletariato e borghesia, destinata a concludersi con la vittoria del proletariato, che porterà al comunismo e alla libertà per tutto il genere umano.