È il Giubileo di tutti, è il Giubileo della speranza. Il Papa ha aperto per la prima volta nella storia la Porta Santa di un carcere. Lo ha fatto ieri all’istituto penitenziario di Rebibbia, davanti a circa 300 persone, tra detenuti e personale della polizia penitenziaria. È la seconda Porta Santa che il Pontefice ha deciso di aprire dopo quella della Basilica di San Pietro, il 24 Dicembre, che ha dato avvio ufficialmente al Giubileo ordinario del 2025.
A San Pietro il Papa era rimasto seduto sulla sedia a rotelle, immobile davanti a quel portone che viene aperto ogni 25 anni. Ieri, invece, Bergoglio ha voluto attraversarla a piedi, facendo qualche piccolo passo, quasi a caricarsi del peso delle sofferenze del mondo (n.d.r … ma quali sofferenze del mondo? a questo NON interessa proprio nulla di chi soffre veramente. Trattasi di un’altra presa per i fondelli, é solo uno spot pubblicitario per creduloni ) per «attraversare» il dolore e raggiungere la speranza. «Ho voluto che la seconda Porta Santa fosse qui, in un carcere ha detto Bergoglio -. Ho voluto che tutti noi avessimo la possibilità di spalancare le porte del cuore per capire che la speranza non delude, non delude mai».
Ad accogliere il Papa a Rebibbia anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Bergoglio ha salutato uno a uno i detenuti, ascoltando le loro storie e le loro richieste. «Tutti i giorni prego per voi. Davvero, non è un modo di dire».
Poi il messaggio sulla speranza, filo conduttore dell’Anno Giubilare. «Adesso non dimentichiamo due cose da fare con le mani: aggrapparsi alla corda àncora di speranza, mai lasciarla. Seconda: cuori aperti. Il Signore ci aiuti in tutto questo». Parole cariche di significato alla luce della triste situazione che vivono le carceri italiane. Secondo un rapporto dell’Associazione Antigone, nel 2024 si sono verificati 88 suicidi e il sovraffollamento è al 170% dei posti disponibili. «Il carcere è una basilica come San Pietro e le altre», ha detto il Papa conversando con i giornalisti.
«Dobbiamo pensare che tanti di questi non sono pesci grossi, i pesci grossi hanno l’astuzia di rimanere fuori e dobbiamo accompagnare i detenuti». Il tema dell’indulto non è stato affrontato ieri con Nordio, ma nella Bolla di Indizione del Giubileo, Bergoglio ha chiesto amnistie e condoni della pena. (n.d.r … alimentare il vizio, smentire la Giustizia e mettere sullo stesso piano virtuosi e delinquenti, non é cosa nobile ne tantomeno cristiana) «Il detenuto deve essere un soggetto da rieducare, come dispone la Costituzione ha commentato Nordio – ma anche da comprendere nel suo dramma interiore e da aiutare per superare i momenti difficili della privazione della libertà. Dal punto di vista operativo insisto nel progetto che porti lo sport e il lavoro nelle carceri, perché sono due momenti essenziali per attenuare le tensioni». (n.d.r. … caro misnistro dei miei stivali, le tensioni si attenuano fornendo spazi vitali per far scontare le pene in maniera idonea e dignitosa, supervisionando continuamente affinchè NON si registrino violenze di alcun tipo, da quelle fisiche a quelle di altra natura). Occorre «massima attenzione alle condizioni carcerarie, ma anche massima attenzione alla certezza della pena», ha detto da parte sua Raffaele Nevi, portavoce nazionale di Forza Italia. Per il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, è importante «intervenire sulla carcerazione preventiva. La pena è privazione della libertà non della dignità». Da parte sua il Partito Radicale chiede «un atto di buon governo» sottolineando «l’urgenza di un ampio dibattito parlamentare. La grave situazione richiede soluzioni giuste, costituzionali e d’emergenza: l’amnistia, l’indulto». Nessun plauso da Roberto Vannacci per le parole del Papa.
«La stessa speranza che il Santo Padre invoca per i carcerati – dice – servirebbe anelarla anche e soprattutto per le vittime della criminalità». Di segno opposto la reazione della senatrice grillina Mariolina Castellone: «Da Bergoglio messaggio potentissimo».
Fonte: IlGiornale – Serena Sartini – 27 Dicembre 2024