Più che una madre, una matrigna. Nell’accezione maligna, acida. È John Elkann a parlare di Margherita, figura nebbiosa nell’araldica degli Agnelli, figlia di Marella e Gianni, sorella di Edoardo, esistenze tormentate, epiloghi tragici, il lato buio di una dinastia che sembra al tramonto se si dovesse tenere conto delle vicende che riguardano le aziende, soprattutto, le questioni sull’eredità dell’Avvocato che si trascinano in miserabili contenziosi legali, tra accuse e vendette, minacce e mai una sola luce di quiete. John Elkann ne ha parlato, e non è la prima volta, con il settimanale Le Point e le sue parole cancellano ogni legame con la madre: «È una persona naturalmente violenta, intrisa di risentimento. Ha denigrato nostro padre. Con lei il dialogo è impossibile. Di fronte a questa incapacità precipita nella violenza, verbale e fisica. Non sopporta di non avere ragione. La minima opposizione finiva con una punizione. E Lapo è quello che ha subito più di tutti».
È l’identikit di una persona terribile, genitrice ma nemica. Del resto Margherita Agnelli, in De Pahlen dopo il primo matrimonio con Alain Elkann, è da sempre sfuggita al racconto fiabesco di una famiglia storica. Rare le sue uscite pubbliche, impossibili le interviste, una scelta già manifestatasi in adolescenza e ribadita nella maturità, un rapporto forte però mai esibito con il padre, quasi un isolamento dal glamour, il rifiuto della dolce vita invece frequentata da altri componenti della famiglia, il padre medesimo o il figlio Lapo, assente nelle presentazioni dei prodotti dell’azienda o dagli eventi agonistici della squadra calcistica di proprietà, alle prese invece con una maternità imprevedibile, otto complessivamente i figli al punto che Gianni Agnelli, con il cinismo che lo ha sempre caratterizzato, così riassunse: «Ho lasciato una figlia e ho ritrovato una bambinaia». Dicono che questa sua esplosiva vocazione alla maternità sia un riscatto ad una infanzia e poi adolescenza vissute nell’algido, impersonale clima familiare, lo stesso che segnò l’esistenza di suo fratello Edoardo con la sua fine mortale, ancora avvolta nel dubbio misterioso.
Un dubbio poco amletico viene sollevato dai legali di Margherita sorpresi, fino ad un certo punto, che tali dichiarazioni avvengano a tempo scaduto, anzi in presenza di contenzioso, come a dire: dov’eri, caro John, in questi quarant’anni? Margherita, disegnata dal figlio quasi come una strega maligna, sarebbe dunque incapace di trasmettere affetto, calore, amore e Ginevra, l’altra figlia avuta dal matrimonio con John Elkann, aggiunge un segno caratteristico: «È una donna dai nervi fragili». Ma esiste ancora un’altra narrazione che riferisce l’entusiasmo, la generosità, la vita bella e fresca di una madre che giocava, nelle dimore di campagna, con tutta quella truppa di marmocchi i quali potevano girare nudi per stanze e giardini, simbolo di una libertà e indipendenza che sarebbero le vitamine esistenziali di Margherita, pittrice per svago e impegnata nel sociale.
In verità questi respiri infantili vengono smentiti dalla dura battaglia legale che ha portato la contessa De Palhen ad abbandonare ogni riverenza e a citare a giudizio addirittura la madre Marella,
assieme a John, Lapo e Ginevra, pur godendo di privilegi e patrimoni derivati dalla sua volontaria uscita dall’asse ereditario, oltre a poderosi investimenti in Russia. La commedia prevede altri atti. Fiat, voluntas loro.
Fonte: IlGiornale – Tony Damascelli – 20 Dicembre 2024