Al centro dello scontro la riforma del Patto di stabilità. Il governo spera in una nuova sospensione dei vincoli di bilancio, nell’attesa della riforma, ma il commissario l’ha esclusa
Prima Matteo Salvini, poi Antonio Tajani e infine la stessa premier Giorgia Meloni. Una serie di attacchi dai vertici del governo italiano al commissario europeo Paolo Gentiloni. Che spinge la Commissione europea a intervenire, attraverso uno dei suoi portavoce, per ricordare che ogni singolo commissario fa gli interessi dell’Europa ed esprime posizioni collegiali dell’esecutivo UE. L’istituzione non entra nella polemica aperta dal governo di Roma, ma mette i puntini sulle ‘i’: “Si sa, ovviamente, qual è il ruolo di un commissario europeo e come i commissari europei rappresentino l’interesse europeo che portano avanti nei loro portafogli in modo collegiale, ma non commentiamo eventuali commenti fatti sul commissario europeo Gentiloni”, commenta Dana Spinant, portavoce aggiunta della Commissione. Ma è evidente la contraddizione rispetto alla richiesta di Meloni di fare gli interessi dell’Italia.
“Da quando ogni nazione ha un commissario accade che abbia un occhio di riguardo. Penso che sia normale e giusto e sarei contenta se accadesse di più per l’Italia”, ha detto giovedì Meloni in conferenza a stampa, rispondendo a una domanda sul commissario agli Affari economici Gentiloni.
A dare inizio allo scontro istituzionale ci aveva pensato Matteo Salvini. “In questo periodo ho avuto l’impressione di avere un commissario europeo che giocava con la maglietta di un’altra nazionale. Più che dare suggerimenti, elevava lamenti e critiche”, dichiarava mercoledì a Roma durante un convegno di Acea. Uno ‘straniero’, insomma, che avrebbe dimenticato la sua provenienza. Una palla al balzo che il leader forzista Antonio Tajani non ha sprecato aggiungendo: “Le critiche a Gentiloni le ha fatte Matteo Salvini, io mi auguro che Gentiloni lavori tenendo conto anche di essere il commissario italiano e di avere una visione che non sia quella dei Paesi rigoristi per quanto riguarda la riforma del Patto di stabilità e crescita”.
Ma cosa c’è dietro le prese di posizione del governo contro il commissario? Come emerge dalle parole di Tajani, un tema centrale è di sicuro il ruolo che Gentiloni riveste nelle trattative riguardo al Patto di stabilità, cui si somma il tema del Pnrr e il difficile esame in corso a Bruxelles sulle modifiche proposte dall’Italia al suo piano e sugli obiettivi della quarta rata. Il Patto di Stabilità è cruciale per i conti pubblici italiani e per i margini di manovra che l’esecutivo avrà sulla legge di bilancio. Senza un accordo sulla riforma del Patto, si tornerà ai vecchi vincoli e le regole di austerity sospese nell’emergenza Covid e destinate a tornare in vigore il prossimo anno. L’esecutivo di Meloni, nelle more della riforma, spera in una proroga della sospensione che oggi non è in discussione. E le tensioni su questo tema, per un governo che si prepara a varare una complicatissima legge di bilancio, sembrano scaricarsi su Gentiloni.
Alla richiesta di Tajani di “avere una visione che non sia quella dei Paesi rigoristi per quanto riguarda la riforma del Patto di stabilità e crescita” e alle critiche successive, il commissario non ha replicato. Solo pochi giorni fa, a Cernobbio, Gentiloni si è detto “fiducioso” su una riforma del Patto e ha escluso un’altra sospensione dei vincoli di bilancio. Quelle parole restano a verbale: “Abbiamo deciso di sospendere le regole del Patto di stabilità il 17 marzo del 2020, qualche giorno dopo la dichiarazione della pandemia, le abbiamo prolungate direi abbastanza facilmente nel 2021 con qualche discussione nel 2022, con molte discussioni nel 2023: non le prolungheremo. Direi che devo essere fiducioso – ha detto l’ex premier italiano – che un accordo (sulle nuove regole di bilancio) possa essere raggiunto entro la fine dell’anno”. Una fiducia che, a quanto pare, la premier e l’intero esecutivo non sembrano, o non vogliono, avere.
Fonte: Repubblica – 08 Settembre 2023