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La nascita della Costa Smeralda

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La nascita della Costa Smeralda: da territorio selvaggio e incontaminato conosciuto come Monti di Mola a simbolo mondiale del lusso. Chi scelse questo nome? Quanto vennero pagati quei terreni?

Nel 1959 John Duncan Miller, rappresentante in Europa della Banca per la ricostruzione (Banca Mondiale), sbarcato in Sardegna per verificare i risultati del piano anti-malaria rimase incantato dalla bellezza e purezza del mare. Subito dopo parlò delle bellezze della Gallura nei circoli finanziari di Londra, dei quali faceva parte lo stesso Aga Khan. Chiamò un suo amico banchiere, Ronnie Grierson, e gli disse: “Devi venire qui, devi vedere questi colori! Il mare è come ai Caraibi, ma questi sono i Caraibi a due passi da casa, a due ore di volo da Londra!”.

I primi acquisti
Nello stesso anno avvengono le prime compravendite.

È il 14 giugno 1959, nello stazzo di Antonia Orecchioni a Liscia di Vacca, viene sottoscritto l’atto notarile che segna il passaggio di mano dei terreni dell’intera baia di Porto Cervo, 145 ettari su cui non c’era nessuna costruzione, né mai ce n’era stata, e in cui pascolavano solo capre e mucche

Davanti al notaio Mario Altea di Tempio, a vendere furono alcuni rami della famiglia Orecchioni, che ne avevano il possesso dalla metà del Settecento, e a comprare fu Giuseppe Mentasti, noto Kerry, classe 1908, milanese, proprietario dell’Acqua San Pellegrino, della leggendaria barca “Croce del Sud” e della squadra ciclistica San Pellegrino che stava lavorando, proprio in quel periodo, al colpo del secolo: Bartali direttore sportivo e Fausto Coppi capitano; il destino volle diversamente.

Porto Cervo
Nell’atto notarile gli appezzamenti avevano nomi galluresi: l’Avru, l’Isula Longa, l’Isula Tunda. Non è mai citato il nome Porto Cervo; semplicemente nessuno, nonostante il nome fosse attestato sulle carte fin dal Duecento, lo chiamava così. Per tutti, era “lu poltu mannu”, il grande porto.

Fu quella la prima colossale vendita della storia, l’inizio della grande rivoluzione che portò alla nascita della Costa Smeralda. Mai prima di allora, in quella terra che si chiamava Monti di Mola, erano stati venduti, in un colpo solo, centinaia di ettari. Mai prima li aveva acquisiti uno che non fosse un agricoltore, un allevatore, un gallurese

Mentasti nel 1954 comprò l’isola di Mortorio. Anni dopo, come raccontò in seguito, scoprì Porto Cervo. “Un giorno il mare non accennava a calmarsi e allora con un amico decidemmo di lasciare la barca e di andare a fare un giro in jeep – spiegò l’industriale per i 25 anni della Costa Smeralda –. Dall’alto di una collina vidi una baia ben delineata nei suoi confini, un piccolo golfo. Era Porto Cervo. Capimmo perché non l’avevamo visto prima: le grandi secche sulla sinistra e sulla destra consigliavano di tenersi al largo e la montagna che era sul fondo, così da lontano, pareva un tutt’uno con la costa”

Quando entrò nella baia con la barca, se ne innamorò. Cominciò a trattare quelle terre con gli Orecchioni, fino a quando non li convinse a venderle tutte.

Passeranno quattro anni da quel 14 giugno 1959 prima che Mentasti prenda, a sua volta, una decisione fondamentale per la Costa Smeralda: quella di vendere all’Aga Khan.

Il nome della Costa Smeralda
Esmeralda Mentasti è la donna alla quale la Costa Smeralda deve il nome. Nata il 17 luglio 1936 e morta nel 2016, è la figlia di Giuseppe “Kerry” Mentasti.
Nell’estate del 1961, la famiglia Mentasti era in vacanza a Porto Cervo. In quel periodo erano in corso massicce compravendite di terreni. L’Aga Khan parlò con Mentasti dei suoi progetti e Mentasti gli suggerì Vietti come pianificatore ideale per la creazione della Costa Smeralda
Mentasti e Vietti si misero al lavoro sul nome da dare alla nuova destinazione turistica. E come andarono le cose lo svelò, nel libro “La Principessa. Storia della Costa Smeralda” del 2012, proprio Esmeralda. Raccontò che ci furono molte discussioni. Tutti volevano qualcosa di diverso dalla Costa Azzurra e dalla Costa del Sol. Fu un momento di grande fermento intellettuale. Furono avanzate diverse proposte. Fino a quando a Kerry Mentasti non venne l’intuizione che cambierà la storia

“Chiamiamola Costa Esmeralda, come il nome di mia figlia, perché c’è un richiamo anche al colore dell’acqua” propose l’industriale che era il proprietario della San Pellegrino e dell’Acqua Panna. L’architetto, che è universalmente conosciuto come il padre del nome, ci pensò un po’ su e poi disse: “Chiamiamola Costa Smeralda, senza le e di Esmeralda perché è troppo spagnoleggiante”.
L’idea piacque anche all’Aga Khan e nei primi mesi del 1962 quel nome divenne ufficiale con la costituzione del Consorzio Costa Smeralda

La nascita della Costa Smeralda
Il 29 settembre del 1961, a Olbia, al Jolly Hotel, si riunirono il Principe Karim Aga Khan, suo zio Sadruddin (fratello di Aly), Patrick Guinness e suo padre Loel, John Duncan Miller, René e Gisèle Podbielski, Wanda Gawronska, l’avvocato Augusto Garibaldi e gli architetti Michele Busiri Vici, Luigi Vietti, Jacques Couëlle, Raymond Martin e Antonio Simon Mossa
Quel giorno fu firmato il protocollo (in francese) con cui tutti si impegnavano, prima di costruire, a fissare delle rigide regole urbanistiche, paesaggistiche e ambientali. Era la prima volta che accadeva in Europa. Era l’inizio del Consorzio Costa Smeralda; la nascita della Costa Smeralda.

Quanto costarono quei terreni?
Spesso si sente dire che i terreni occupati dalla attuale Costa Smeralda vennero acquistati a prezzi stracciati.

Ma quanto vennero pagati?

Il primo acquisto fu quello di Mentasti nel 1954. Prezzo: 3 milioni di lire per 42 ettari. Qualche anno dopo nel 1961, quando l’Aga khan e gli altri acquistarono la maggior parte dei terreni, i prezzi si aggiravano intorno ai 500 mila lire all’ettaro.

Subito dopo, però, i proprietari della zona aumentarono i prezzi nelle trattative e, alla fine, i terreni passarono di mano per 3 o anche 5 milioni a ettaro (1 milione di lire di allora potrebbe corrispondere a 15 mila euro attuali). Oggi la Costa Smeralda, col suo fascino ma anche con le sue contraddizioni, tanto amata e tanto odiata, è uno dei simboli mondiali delle vacanze di lusso ed è parte della storia, seppur moderna, della Sardegna.

Per molti nostalgici, però, rimarrà sempre legata al suo nome originale, diventato celebre grazie alla splendida canzone di Fabrizio de Andrè: Monti di Mola.

Fonte:  Inside Sardinia – 8 Giugno 2020

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