I primi passi per la formazione di uno stato israeliano furono intrapresi dalla Gran Bretagna, mentre ancora impazzava la Prima Guerra Mondiale. Già nel 1917, infatti, il ministro degli esteri inglese Arthur Balfour e Lionel Walter Rothschild, il primo barone ebreo d’Inghilterra, firmarono una dichiarazione ufficiale, la Dichiarazione di Balfour, nella quale Londra affermava di guardare con favore alla creazione di un insediamento ebraico in Palestina.
In seguito al crollo definitivo dell’Impero Ottomano, nel 1920 la Società delle Nazioni (una sorta di predecessore dell’ONU) consegnò alla Francia il controllo del Nord della mezzaluna fertile (l’attuale Siria e Libano) e alla Gran Bretagna la parte meridionale, cioè la Palestina e la Transgiordania (l’attuale Giordania e parte della Cisgiordania – West Bank). Sotto il mandato britannico c’era anche l’Egitto che dopo soli due anni ottenne l’indipendenza, mentre la situazione nella zona palestinese andò facendosi sempre più complicata.
Se da un lato la Gran Bretagna si dichiarava favorevole alla creazione di uno stato arabo per il popolo palestinese, di fatto, negli anni del mandato britannico l’immigrazione di ebrei nella regione aumentò in maniera esponenziale, anche perché i principi espressi nella Dichiarazione di Balfour furono inclusi nel Mandato britannico della Palestina.
In quegli anni, infatti, fu creata l’Agenzia Ebraica, un’organizzazione sionista, che a partire dal 1929 gestì l’immigrazione in Palestina, acquistando terreni su cui si insediarono i nuovi coloni. I numeri sono a testimonianza del grande operato dell’Agenzia: nel 1922 in Palestina risedevano 590.000 arabi, 71.000 cristiani e 84.000 ebrei, dieci anni dopo gli ebrei erano 175.138 e 360.000 alla fine degli anni trenta.
La massiccia migrazione di coloni portò ad un crescente malcontento tra le popolazioni arabe. Secondo quanto riportato dalle commissioni britanniche Shaw e Simpson, che tra gli anni venti e gli anni trenta analizzarono la situazione palestinese, lo squilibrio economico tra arabi e coloni ebrei era uno dei maggiori rischi per la stabilità della regione.
In effetti, a seguito della forte ondata migratoria di ebrei (la maggior parte proveniente dalla Polonia e dalla Germania, dove la follia dell’ideologia nazista cominciava a “farsi sentire”), aumentò in maniera vertiginosa il tasso di disoccupazione tra le popolazioni arabe, complice l’assegnazione delle terre più fertili ai coloni, e le differenze, economiche e culturali dei nuovi arrivati, in buona parte rappresentanti della ricca borghesia europea.
A partire dagli anni ’30, ci furono le prime insurrezioni da parte delle popolazioni locali, conosciuta come la Grande Rivolta Araba. La prima sommossa scoppiò il 19 aprile 1936, portata avanti dal Supremo Comitato Arabo, organizzazione nata per contrastare l’immigrazione ebraica nella regione. Il Comitato, incitando alla rivolta fiscale, chiese l’abbattimento delle amministrazioni comunali e la fine del Mandato, nonché elezioni immediate che, basandosi sulla prevalenza demografica araba, avrebbero prodotto un governo arabo democratico. La Gran Bretagna e la comunità internazionale si rifiutarono di accettare le condizioni del Comitato e la ribellione si allargò all’intera regione.
Il conflitto fu risolto grazie all’appoggio delle forze militari ebraiche, Haganah, in supporto alle truppe britanniche. I morti arabi furono circa 5.000, quelli ebraici a 400 e quelli britannici a 200. In compenso, però, nel 1939 fu pubblicato il Libro Bianco con il quale la Gran Bretagna decise di permettere l’immigrazione ebraica per soli altri 5 anni.
Nonostante il Libro Bianco non prevedesse uno stato ebraico, le autorità arabe lo rifiutarono, ritenendolo comunque insufficiente e chiesero il blocco completo dell’immigrazione. Posizione più dura contro il provvedimento fu ovviamente presa dai coloni e dagli esponenti dei gruppi ebraici, che per via della guerra in Europa aumentarono i loro sforzi nel favorire l’immigrazione clandestina. Nel 1947, infatti, i coloni ebrei in Palestina erano 905.000. Questo fu il primo scontro tra israeliani e popolazioni palestinesi, appoggiate dai paesi arabi confinanti. Il primo di una lunga e sanguinosa guerra, che, nonostante le numerose risoluzioni dell’ONU e gli sforzi diplomatici, ancora insanguina il Medio Oriente.
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