“La Sacra Sindone di Torino può essere datata all’epoca in cui è vissuto Gesù” - Italiador
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“La Sacra Sindone di Torino può essere datata all’epoca in cui è vissuto Gesù”

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Un sudario di lino, un viso barbuto, i segni di un corpo martoriato e alcune macchie di sangue. La sacra Sindone di Torino, esposta per la prima volta al pubblico nel 1350, è per i credenti il telo in cui, dopo la sua crocifissione e morte, fu sepolto Gesù. Un oggetto misterioso, che da sempre affascina gli studiosi di tutto il mondo e su cui, negli anni, sono state condotte numerose ricerche. Più voci, nessuna conclusione unanimemente accettata.

Negli Anni 80, come riporta il Daily Mail, un’ipotesi basata su un test al radiocarbonio aveva retrodatato il reperto al Medioevo, rompendo ogni legame con il cristianesimo. Oggi, alcuni ricercatori italiani hanno confermato la datazione del telo a circa 2000 anni fa (all’incirca l’epoca di Gesù) usando una nuova tecnica basata sui raggi X. Secondo le recenti analisi, il fatto che le linee temporali coincidano potrebbe accreditare l’idea che il segno del sangue di un uomo con le braccia incrociate sul petto sia stato effettivamente lasciato dal cadavere di Gesù. D’altronde, anche il Vangelo di Matteo afferma che Giuseppe D’Arimatea avvolse il corpo del suo maestro in un sudario di lino, deponendolo in una tomba. Ma facciamo un passo indietro.

Ipotesi e pareri contrastanti, credenze e scetticismo riguardo il telo della sacra Sindone (oggi conservata nella cattedrale di San Giovanni Battista a Torino e proclamata così dal cavaliere francese Geoffroi de Charny, che la donò al decano della chiesa di Lirey, in Francia) si rincorrono fin dalla sua prima esposizione pubblica stimolando, tra gli altri, l’immaginazione di storici e capi ecclesiastici. Nel 1988, una squadra di ricercatori internazionali ne analizzò un pezzo utilizzando la datazione al carbonio (tecnica che usa il decadimento di un isotopo radioattivo del carbonio per determinare ora e data di realizzazione degli oggetti) e collocando il tessuto tra il 1260 e il 1390 d.C. Secondo questa interpretazione e gli identici risultati ottenuti da tre laboratori diversi, l’opera avrebbe solo sette secoli. Si tratterebbe, quindi, di un falso.

Studio che, di recente, sarebbe stato smentito da alcuni scienziati dell’Istituto di Cristallografia del Consiglio Nazionale delle Ricerche attraverso la diffusione di raggi X ad ampio angolo (WAXS). La tecnica misura l’invecchiamento naturale della cellulosa di lino, convertendolo in tempo trascorso dalla produzione. Per datare la Sindone, il team avrebbe utilizzato parametri di invecchiamento specifici, tra cui temperatura e umidità, che causano una degradazione significativa della cellulosa.
Sulla base dei risultati ottenuti, i ricercatori hanno stabilito che la Sindone sarebbe stata conservata a circa 23 gradi e con un’umidità relativa del 55% per 13 secoli prima di giungere in Europa. Inoltre, hanno confrontato la scomposizione della cellulosa presente nel sudario con quella di altri tessuti di lino rinvenuti in Israele intorno al primo secolo. “I profili dei dati erano pienamente compatibili con misurazioni analoghe ottenute su un campione di lino la cui datazione, secondo i documenti storici, è 55-74 d.C., rinvenuto a Masada, in Israele (la fortezza di Erode costruita su uno strato di roccia calcarea che si affaccia sul Mar Morto)”, si legge nello studio pubblicato su Heritage, come riporta il Daily Mail.

Con i campioni di lino rinvenuti tra il 1260 e il 1390 d.C., invece, nessuna corrispondenza. Il test del 1988, dunque, dovrebbe essere considerato errato perché “i campioni di tessuto sono solitamente soggetti a tutti i tipi di contaminazione, che non possono essere completamente rimossi dal campione datato. Se la procedura di pulizia del campione non viene eseguita accuratamente, la datazione al carbonio-14 non è affidabile – le parole del leader della ricerca, il dott. Liberato De Caro –. Questo potrebbe essere stato il caso nel 1988, come confermato da prove sperimentali che mostrano che quando ci si sposta dalla periferia verso il centro del foglio, lungo il lato più lungo, si verifica un aumento significativo del carbonio-14”. In breve, se fosse stata di epoca medievale, la Sindone avrebbe dovuto essere conservata per sette secoli a “una temperatura ambiente molto vicina ai valori massimi registrati sulla Terra”.

Da secoli, gli scienziati continuano a studiare il sudario, tentando di risolvere il suo mistero e, a partire dagli anni ’80 sono stati pubblicati più di 170 articoli accademici a riguardo. La soluzione più comune? L’autenticità del reperto, dei segni della corona di spine sulla testa, delle lacerazioni e dei lividi sulla schiena e sulle spalle che sarebbero state provocate anche dalla croce portata addosso da Gesù fino al Golgota, collina fuori da Gerusalemme e luogo della sua crocifissione. Un altro gruppo di ricercatori, nel 2017, avrebbe trovato sul telo le prove di tracce di sangue di una vittima di tortura, identificando sostanze come creatinina e ferritina (presenti di solito nei pazienti con traumi violenti).
Convinzione o perplessità, verità o falsità, credenti o meno, quello della Sindone resta un affascinante mistero a cui si cercherà sempre una soluzione. Un enigma che abbraccia la storia. E che probabilmente, per molto tempo, farà ancora la storia.

Fonte: IlFattoQuotidiano  – Gabriele Scorsonelli – 21 Agosto 2024

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