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La virologa cinese Li-Meng Yan ed il Covid-19

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La virologa cinese Li-Meng Yan afferma:  “Ci troviamo davanti non a un virus derivato da un patogeno naturale, ma a un virus artificiale, elaborato e rilasciato dal Wuhan Institute of Virology, un laboratorio di massima sicurezza che è posto sotto il controllo del Partito comunista cinese”. In una passata intervista al quotidiano La Verità la virologa cinese Li-Meng Yan, prima firmataria del Rapporto Yan sul coronavirus che oggi vive sotto protezione degli Usa, è tornata ad accusare la Cina di aver creato “un virus letale al fine di diffonderlo senza poter risalire agli autori”.

La Yan cita tre indizi: il genoma del Sars-Cov-2 che non esiste in natura; la regione del virus che caratterizza l’infezione denominata Rbm assomiglia molto a quella del Sars-Cov-1; in una proteina chiamata Spike esiste un tipo di taglio per la furina che manca in tutti gli altri coronavirus. “Nessuno dice la verità: il governo cinese, l’Oms, il mondo scientifico”, aggiunge la Yan, che ha annunciato l’imminente pubblicazione di un secondo paper, ancora più circostanziato del primo. L’ipotesi che il Sars-Cov-2 sia nato e fuoruscito dal laboratorio di Wuhan è sempre stata finora fermamente respinta, ma davvero sono solo “stupidaggini travestite da scienza” come sostengono i suoi detrattori?

Ma a tutt’oggi quali sono, secondo lei, i punti fermi di questa vicenda del Sars-CoV-2?

Finora le cose certe sono: uno, che il virus è cinese; due, è uscito da Wuhan; tre, a Wuhan c’è un laboratorio BSLA (di massima sicurezza) che da 10 anni lavora sui virus del pipistrello; quattro, questo virus, sulla base di migliaia di sequenze genomiche depositate che ci danno una specie di orologio biologico di quando ha iniziato a diffondersi da uomo a uomo e ad avere mutazioni, circolava almeno da settembre 2019; quinto, i cinesi sono stati zitti per almeno quattro mesi sulla circolazione a Wuhan e dintorni del virus così come nel 2002 erano stati zitti per sei mesi sul virus della Sars.

E l’Oms?

OMS é un’organizzazione che esclude ancora oggi Taiwan tra i circa 200 Paesi aderenti, è ormai in mano alla Cina, il cui direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, voluto da Pechino, è un biologo ignoto alla comunità scientifica ossequioso ai voleri cinesi. A parte alcune commissioni presiedute da scienziati occidentali di vaglia, in questa pandemia l’Oms ha detto tutto e il contrario di tutto con raccomandazioni a volta destituite di fondamento scientifico. In questo momento ci è poco utile: noi potremmo far ricorso per valutazioni epidemiologiche e linee guida all’Ecdc di Stoccolma e all’Agenzia europea del farmaco di Amsterdam (Ema) che come l’Fda americana sono enti regolatori e di ricerca e controllo molto più seri dell’Oms, in larga parte però costituita da burocrati che agiscono su mandato e per conto dei loro Paesi.

Il fatto che sia un virus naturale o artificiale può fare la differenza in termini virologici ed epidemiologici?

Cambia poco che sia naturale o artificiale, a far la differenza è se un virus è più virulento o meno per l’uomo. Quindi i parametri più importanti con cui si misura la patogenicità di un virus sono la morbosità, cioè quante persone infettate vengono ricoverate in reparti medici o in rianimazione, e la letalità, che non si possono confondere col numero di casi incidenti. Più un virus è letale e più si estingue: ricordiamo i virus Ebola o Hendra e Nipah che avevano una mortalità del 65%, oppure la stessa influenza aviaria, letale al 60%: non si sono diffusi nell’uomo perché in quei pochi salti di specie che faceva, il virus, che è un parassita obbligato, uccideva il suo ospite e quindi si estingueva.

Questo coronavirus invece?

Ha una letalità, in base agli studi di sieroprevalenza, tra lo 0,3 e lo 0,6%. Ma con questa relativamente bassa letalità – ben inferiore a quella dei suoi parenti più stretti, cioè della Sars, che era al 10%, e della Mers, al 36% – questo virus, anche se fosse artificiale, non è destinato a estinguere il genere umano. È destinato a circolare per anni, forse per generazioni e ce lo ritroveremo come i virus pandemici dell’influenza, che ogni anno riemergano con andamento stagionale. Ma si adattano progressivamente all’uomo perché la loro finalità replicativa è quella di persistere nell’organismo che è diventato il loro serbatoio naturale. 

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