Le Bombe Plananti dallo spazio aereo russo (che Kiev non può violare con le armi Usa) - Italiador
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Le Bombe Plananti dallo spazio aereo russo (che Kiev non può violare con le armi Usa)

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Una minaccia che l’Ucraina non può contrastare e che rischia di far pendere seriamente la bilancia della guerra dalla parte della Russia. Sono le bombe plananti, la “nuova” arma che l’esercito di Putin sta usando in modo massiccio negli ultimi mesi e che sta mandando in crisi le difese delle truppe di Zelensky. Definirle “nuove” per l’appunto è un eufemismo: si tratta infatti di vecchi ordigni che vengono riconvertiti e “attualizzati” grazie a delle alette che permettono di pilotare la bomba, rendendola di fatto precisa quanto un missile. Economiche e letali, dunque, oltre che in possesso di una gittata strategica. Le bombe plananti, infatti, hanno un raggio di azione di 40-60 chilometri, un dato che si sposa alla perfezione con il piano del Cremlino. Elementare nella sostanza: attaccare l’Ucraina dallo spazio aereo russo in modo tale da impedire alla contraerea di difendersi senza violare gli accordi con i Paesi occidentali che hanno aiutato Zelensky. In prima linea, ovviamente, gli Stati Uniti. Che fornendo a Kiev i sistemi di difesa ad ampio raggio ci hanno tenuto a chiarire che l’Ucraina non avrebbe dovuto usarli all’interno dei confini russi, onde evitare il rischio di escalation con Mosca. Ma il punto è proprio questo.

L’assalto a Kharkiv
Dal 10 maggio scorso Putin ha intensificato gli attacchi nell’oblast di Kharkiv, sganciando bombe plananti dallo spazio aereo russo. Un problema per la contraerea ucraina che, potendo intercettare l’ordigno solo quando attraversa il confine, non ha il tempo sufficiente per colpirlo in volo. Così, il 10 maggio, è iniziato il bombardamento su Kharkiv e non meno di 20 bombe plananti sono state sganciate il giorno dopo contro la città di Vovchansk, in prima linea. Mentre il 12 maggio un altro attacco è stato registrato ancora su Kharkiv. In sostanza Putin sta ripetendo la strategia che a febbraio ha permesso alla Russia di conquistare Avdiivka. I danni alla prima linea ucraina, poi, costringeranno i generali di Zelensky a dirottare nell’area altri uomini e mezzi, probabilmente sottraendoli al Donetsk. La minaccia, insomma, è seria. Kharkiv si trova infatti a 40 chilometri dal confine internazionale della Russia con l’Ucraina, praticamente a tiro delle bombe plananti russe. E Mosca, sparando dal proprio spazio aereo, può raggiungere tranquillamente 869 insediamenti nell’oblast di Kharkiv, 2.480 insediamenti contando anche gli oblast di Chernihiv e Sumy, per un totale di 42.400 chilometri quadrati di territorio controllato dall’Ucraina.

Gli uomini
E la stessa strategia Mosca la sta seguendo via terra. L’esercito russo ha radunato circa 50.000 uomini negli oblast di Belgorod, Kursk e Bryansk: la ​​stragrande maggioranza di queste forze non sono ancora impegnate in battaglia e stanno aspettando in riserva in aree di sosta molto vicine al confine ucraino, ma sempre all’interno del territorio russo e, dunque, al di fuori della zona di utilizzo delle armi occidentali in mano agli ucraini. Una grande minaccia per Kiev: quando le bombe plananti avranno aperto la breccia l’offensiva di terra potrebbe portare a un immediato successo della Russia, in posizione più che mai dominante per numero di uomini sul campo.

Cosa serve all’Ucraina
La risposta la dà l’ISW, l’Institute for the Study of the War. Prima di tutto a Zelensky servono più sistemi Patriot e intercettori di ultima generazione. Per capire meglio di cosa si parla l’esempio illuminante è la difesa di Israele dal recente attacco di Teheran. Quando dall’Iran è partita la pioggia di missili e droni, i sofisticatissimi sistemi di Tel Aviv hanno avuto tutto il tempo necessario per individuarli a distanza, aspettarli nelle proprie vicinanze e dunque colpirli in volo, azzerando o quasi i danni subiti. I sistemi radar ucraini non sono così sviluppati e dunque a Zelensky servirebbe che le forze della Nato fornissero sistemi in grado di tracciare le bombe plananti quando sono ancora sul suolo russo, per poterle poi abbattere una volta entrate in Ucraina. E poi servirebbe, più di tutto, che gli Stati Uniti allentassero i limiti posti sull’uso delle armi concesse.

L’area protetta
L’impossibilità di colpire oltre il confine sta permettendo al Cremlino di “corazzare” un’area di 1750 chilometri quadrati, nella quale ci sono depositi di munizioni e carburante, magazzini, hangar di motori, posti di comando, basi di riparazione, quartier generali di unità permanenti, basi radar, caserme, centri di comunicazione e almeno 15 basi aeree e altre infrastrutture militari chiave. Tutti snodi cruciali che potranno consentire alla Russia di sferrare un’offensiva violenta quanto prima e – sottolinea l’Isw – «è assurdo che l’Ucraina non possa difendersi da tutto questo». Secondo l’Istituto «né la Russia né altre nazioni hanno il diritto di considerare inviolabile il proprio territorio sovrano in una guerra di aggressione da essa stessa cominciata». «Stabilire il principio secondo cui gli Stati dotati di armi nucleari possono guadagnarsi tale inviolabilità attraverso la minaccia di un’escalation incoraggia altri potenziali predatori simili a immaginare che anche loro possono attaccare impunemente e chiedere rifugio nel proprio territorio – prosegue l’Isw – Le restrizioni statunitensi sull’uso delle loro armi da parte dell’Ucraina erano giustificate quando si parlava di un possibile attacco a lungo raggio nelle profonde retrovie russe. Ma impedire all’Ucraina di utilizzare tutte le risorse a sua disposizione contro una rinnovata invasione transfrontaliera non ha senso».

Fonte: IlMessaggero – Gianluca Cordella – 14 Maggio 2024


CONSIDERAZIONE
A nostro modesto avviso, la crisi Russia-Ucraina si sarebbe potuta tranquillamente evitare se quest’ultima avesse rispettato i patti stipulati con la Russia, ma poichè l’Ucraina é la “lavanderia” degli USA oltre ad essere un paese dove vengono compiuti altri atti molto discutibili, pericolosi per il mondo intero ma sempre utili allo “zio Sam” e all’UE, la Russia ha dovuto prendere atto e purtroppo reagire militarmente.

L’ISW, l’Institute for the Study of the War, non sembra aver compreso la situazione e continua a stuzzicare affermando che l’Ucraina dovrebbe reagire usando le armi americane ed europee entro i confini russi. Gli USA ed il resto dell’occidente sono già in GUERRA con la Russia anche se non l’hanno dichiarata, si stanno intromettendo illegalmente in conteziosi internazionali che NON li riguarda e non accettano di dover prestare la massima attenzione a non innescare un’espansione incontrollata del conflitto. Questo é il punto, tutto il resto sono chiacchiere.

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