Un gruppo di 31 scienziati ha elaborato una roadmap per studiare il Marine Cloud Brightening (MCB), una controversa strategia di geoingegneria solare per raffreddare il pianeta.
In tempo di temperature record, gli scienziati valutano continuamente soluzioni innovative (e controverse) legate alla geoingegneria. L’ultima? Manipolare le nuvole per riflettere più luce solare nello spazio. Questa strategia, chiamata “marine cloud brightening” (MCB), potrebbe in teoria rallentare il riscaldamento globale. Ma prima di poter anche solo considerare di metterla in pratica, c’è ancora molto lavoro da fare per comprenderne i potenziali benefici e rischi. Un nuovo studio (che vi linko qui) traccia la strada per colmare queste lacune di conoscenza.
Giocare a fare Dio con le nuvole
L’idea alla base dell’MCB è semplice quanto audace: rendere le nuvole marine più riflettenti spruzzando acqua salata nell’aria. Non dal cielo, come nel caso della cosiddetta “inseminazione” delle nuvole (qualcuno parla apertamente di scie chimiche, e non si tratta dei complottisti). Nel caso di questo studio, niente chimica e niente aerei: il sale marino viene direttamente dal mare, e viene spruzzato dalle navi. In pratica, si tratterebbe di creare una sorta di “scudo solare” naturale per proteggere la Terra dai raggi del sole. Un po’ come mettere una crema solare al pianeta, insomma. Detta così… In realtà non è semplice, né definitiva.
L’MCB non fa nulla per ridurre le emissioni di gas serra che stanno surriscaldando il pianeta. Al massimo, potrebbe darci un po’ di tempo extra mentre cerchiamo di tagliare l’inquinamento. Come dice Lynn Russell, co-autrice dello studio, “dobbiamo considerare piani di riserva non ideali solo per guadagnare abbastanza tempo”. Già. Perchè di “ideale” in questa soluzione c’è ben poco.
Una strada lastricata di incognite
L’idea di manipolare deliberatamente il clima terrestre fa venire i brividi a molti. E con ragione: gli effetti di un intervento così massiccio sul delicato equilibrio del nostro pianeta sono ancora in gran parte sconosciuti. Potremmo risolvere un problema creandone di nuovi e potenzialmente peggiori.
Le nuvole, infatti, sono un vero enigma climatico. Alcune bloccano la luce solare, altre intrappolano il calore. L’obiettivo dell’MCB, ovviamente, è avere più nuvole di questo primo tipo. Ma se per sbaglio causassimo l’assottigliamento delle nuvole e la pioggia, potremmo ottenere l’effetto opposto e accelerare il surriscaldamento. Insomma, giocare con le nuvole è come camminare su un campo minato.
Per capire se l’MCB possa funzionare nella vita reale, i ricercatori dovranno prima vedere risultati positivi in test di laboratorio e studi sui modelli. Poi, dovranno verificare se piccoli esperimenti sul campo possano essere scalati per avere un impatto globale. Le osservazioni satellitari saranno cruciali per monitorare gli esiti di tali esperimenti. Ma la scienza fisica è solo una parte dell’equazione. Ci sono anche implicazioni sociali ed etiche da considerare. Come evitare disparità tra chi beneficia di questo metodo e chi sopporta eventuali oneri imprevisti? L’MCB potrebbe innescare cambiamenti nelle precipitazioni da regione a regione, per esempio.
Un futuro tra le nuvole
In sintesi, la strada verso un possibile uso dell’MCB è ancora oscura: ma in un mondo che si sta letteralmente cuocendo a fuoco lento, forse non possiamo permetterci di scartare a priori nessuna opzione, per quanto estrema possa sembrare. Quindi, cari scienziati, continuate pure a esplorare le potenzialità dell’MCB. Ma fatelo con la massima cautela e trasparenza. Perché quando si tratta di manipolare il clima, stiamo letteralmente giocando con il fuoco: e l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno è un’altra nuvola nera all’orizzonte.
Fonte: Futuro prossimo – Gianluca Riccio – 22 Marzo 2024