Il Comune di Milano getta la maschera: il futuro dell’Area B, definita dall’amministrazione con malcelato orgoglio “la più grande Ztl d’Europa”, è quello di diventare una barriera di esazione di pedaggio per accesso alla città, esattamente come accadeva con i dazi medievali. Le formule sono quelle di rito: “L’ipotesi è allo studio”, svicolano a Palazzo Marino, anche se “non è all’ordine del giorno”, pur essendo “un’opzione sempre presente nei documenti ufficiali”. Il disegno, dunque, è chiaro: prima, abituare i cittadini alla presenza di varchi di accesso all’area urbana, installando 188 accessi telematici, così da poter limitare l’ingresso di alcune categorie di auto; poi, allargare le limitazioni a un numero sempre crescente di vetture; infine, imporre il pedaggio d’ingresso a chi vuole fruire delle opportunità di Milano. Una strategia che ben si sposa con una metropoli sempre più concentrata sul proprio centro, sempre più costosa, poco inclusiva e vocata al turismo, come dimostrano i 15 mila appartamenti offerti in affitto a breve, dei quali la giunta si è improvvisamente accorta solo in questi giorni.
Caccia ai fondi. Il crono programma per l’isolamento di Milano e la riduzione della sua fruibilità prevede comunque delle tappe intermedie a distanza più ravvicinata. Nella ricerca disperata di risorse economiche, il Comune non trova di meglio che prevedere l’innalzamento del costo del ticket d’ingresso all’Area C (la zona a pagamento che include il centro storico) dagli attuali 5 a 7,50 o addirittura 10 euro, con l’ipotesi di estendere il versamento dell’obolo anche al sabato e alla domenica, attualmente esentati, così da spremere anche i visitatori del weekend. Inoltre, si procederà all’introduzione del pagamento del pass per la sosta nelle strisce gialle riservate ai residenti per la seconda auto di ogni nucleo familiare (provvedimento previsto forse già da giugno), all’ampliamento delle zone periferiche coperte da quelle blu (parcheggi a tariffa) e all’allargamento della fascia oraria nella quale è richiesto il pagamento (anche in periferia). Il tutto a beneficio del trasporto pubblico? No, perché, oltre ad avere aumentato in gennaio il costo del biglietto portando a 2,20 euro, proseguirà il taglio del numero delle corse e la “razionalizzazione” della rete già iniziata nei mesi scorsi. La ricetta perfetta, dunque: scoraggiare e penalizzare l’uso dei mezzi privati, peggiorando al tempo stesso la qualità del trasporto pubblico. E, alla fine, dare la colpa “a Roma, insensibile alla richiesta di maggiori fondi”.
FONTE 21 Marzo 2023
Avete votato il sindaco Giuseppe Sala, volete rientrare a casa vostra? DOVETE PAGARE L’INGRESSO per entrare a Milano, con la nuova ZTL più grande d’Europa.