Da circa trent’anni la comunità scientifica internazionale, tra polemiche, teorie discutibili e dibattiti, si interroga sulla possibilità che la differenziazione dell’orientamento sessuale dipenda da fattori biologici o genetici. Nei primi studi a riguardo, risalenti agli anni ’80, i biologi hanno focalizzato la propria attenzione sul legame tra fase prenatale e condizioni di sviluppo dell’orientamento sessuale, individuando nei fattori di stress esterno le cause dell’omosessualità. Uno studio, condotto da Ward I. e Weisz J. nel 1980 e pubblicato su Science, suggerì che periodi di stress intenso e prolungato, come quelli derivanti da eventi bellici o bombardamenti, potessero influire sul nascituro, orientandolo verso l’omosessualità.
Per ciò che riguarda i neonati, altre ricerche individuarono nei farmaci progestinici assunti come anticoncezionali la causa di un’influenza sullo sviluppo sessuale. Farmaci quali sostanze antiandrogene, impiegati per usi cosmetici, invece, si mostrarono in grado di mascolinizzare feti femminili, causando disfunzioni fisiologico-ormonali, capaci di influire sull’orientamento sessuale.
Nel 1996, Blanchard R., in uno studio pubblicato su The Journal of Theoretical Biology, ipotizzò che l’omosessualità maschile fosse innescata da una reazione immunitaria materna contro il feto maschio. Secondo Blanchard, la madre non era in grado di riconoscere il bambino portato in grembo, poiché recante caratteristiche di espressione genetica sessuale differenti dalle proprie.
A innescare la risposta immunitaria e di rifiuto, secondo lo studioso, era un antigene sesso-specifico, l’H-Y, implicato nel processo di mascolinizzazione. Il gruppo di ricerca guidato dallo scienziato affermò che la reazione immunitaria della madre non avrebbe necessariamente impedito il processo di mascolinizzazione. Tuttavia, nel caso di un secondo figlio maschio, il sistema immunitario avrebbe presentato una reazione più forte e decisa contro il feto, memore a livello immunologico della precedente risposta difensiva.
Un eventuale feto terzogenito, a sua volta, avrebbe innescato una reazione ancora più decisa. Pertanto, ogni figlio successivo rispetto al primo avrebbe avuto una probabilità maggiore di essere omosessuale. Le idee di Blanchard, perfettamente in linea con le ipotesi psicosociali dell’epoca, inoltre, attribuivano agli omosessuali un numero cospicuo di fratelli maggiori maschi rispetto agli eterosessuali.
Oltre alle teorie di tipo biologico, molti scienziati ricercarono nella matrice genetica la natura dell’omosessualità. I primi studi riguardarono l’indagine dei tassi di omosessualità tra fratelli gemelli di persone omosessuali. Osservare i gemelli (omozigoti o eterozigoti) avrebbe aiutato i ricercatori a comprendere se un gene determina uno specifico tratto e in quali casi ciò avviene.
In base a questo tipo di studi, alcuni ricercatori hanno provato che fratelli gemelli omozigoti riportavano tassi di omosessualità elevati, con una concordanza a livello genetico del 100%. Nei fratelli eterozigoti e in quelli adottivi, il tasso si abbassava considerevolmente.
Fonte: estratto da OggiScienza – Milly Barba 23 Maggio 2016
Difatti, vi sono stati delle denounce da parte di alcune organizzazioni a difesa dei bambini, che hanno messo in evidenza che tra cibi e bevande delle grandi industrie alimentari, sono presenti ormoni che cambiano l’orientamento sessuale. Ma Come si sa, si continua a distruggere l’essere umano, perché fa paura ai grandi ricchi, in quanto un giorno potrebbero perdere tutto.