Osama Bin Laden è stato considerato a lungo il nemico numero uno dell’America. Sceicco di origine saudita, è nato nel 1957 a Riad ed è morto nel 2011, dopo essere stato ritrovato dalle forze militari americane in un rifugio nei pressi di Islamabad. Madre siriana, diciassettesimo figlio di un facoltoso imprenditore yemenita, dopo la laurea in ingegneria ha abbracciato prima la causa dei Mujaheddin nella resistenza contro l’invasione sovietica in Afghanistan (1979-89), quindi ha rivolto le sue mire contro gli Stati Uniti
Il principe del terrore si è sposato quattro volte e ha avuto molti figli, tra cui Hamza, ritenuto il suo successore
Miliardario saudita (alla sua morte il padre gli lasciò 25 milioni di dollari, 80 milioni secondo le stime del Financial Times), leader dell’organizzazione terroristica al-Qaeda, si è conquistato la fama di essere il centro di pianificazione della guerra globale contro gli Usa a partire dalla fatwa che lanciò nel 1998 insieme all’emiro al-Zawahiri, fondatore della Jihad islamica egiziana
Nella fatwa, ossia il parere giuridico religioso, si sosteneva che “uccidere gli americani e i loro alleati, civili e militari, è un dovere individuale per ogni musulmano che possa farlo in ogni Paese ove sia possibile, per giungere alla liberazione della moschea al-Aqsa di Gerusalemme e della sacra moschea della Mecca e scacciare le loro armate dalle terre dell’Islam“
Dopo queste dichiarazioni ritenute inaccettabili, Bill Clinton, allora presidente degli Stati Uniti, ordinò l’immediato congelamento di ogni bene dello sceicco in America. L’allora inquilino della Casa Bianca autorizzò nello stesso tempo la cattura dell’ormai nemico numero uno degli Stati Uniti e, se necessario, anche la sua uccisione