Processo Meredith, il PM: Le pressioni degli americani per scagionare Amanda Knox - Italiador
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Processo Meredith, il PM: Le pressioni degli americani per scagionare Amanda Knox

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Durante il processo Meredith, ma soprattutto dopo, tra indiscrezioni e ricostruzioni televisive, sono state insinuate e denunciate ipotesi di pressioni giunte dagli Stati Uniti, in Italia, a Perugia, nel presunto tentativo di scagionare Amanda Knox, una dei tre imputati per concorso nell’omicidio della studentessa inglese. Di recente sia un documentario Netflix, che una puntata di Andrea Purgatori ‘Atlantide’, trasmessa da La7, sono ritornati su uno degli aspetti che incuriosisce e appassiona maggiormente e che vuole gli Stati Uniti direttamente impegnati sul caso dell’omicidio di Perugia. A denunciare, per primo, indebite ingerenze è stato il pm che ha guidato le indagini del caso fin dall’inizio e che ha svolto il ruolo dell’accusa in primo grado e da ‘applicato’ in Appello, Giuliano Mignini, ora in pensione.

Al di là delle lettere ricevute, che rappresentano un documento tangibile, quali sono le altre dinamiche che lei ha definito pressioni da parte di esponenti di peso delle autorità americane?

Lasciamo da parte tutto il discorso mediatico: un giornalista ha la libertà di interpretare i fatti, di formarsi un convincimento e di orientare l’opinione pubblica, su cui mi limito a dire che, molta di quella americana, ha abboccato a tesi che non avevano nessun fondamento e che erano sostanzialmente basate su attacchi personali a me. Potrei tuttavia dire che tutto ha avuto inizio con l’entrata in scena dell’agenzia di immagine Gogerty Marriott di Seattle che fu contattata dal padre di Amanda, che ha compiuto una azione di lobbying, strutturata, con cospicui finanziamenti.

Sta affermando che la famiglia di Amanda è stata sostenuta economicamente da pezzi di potere degli Usa?

Si, anche per la copertura delle spese legali.

Mentre dalla politica?

Donald Trump, nel documentario andato in onda su Netflix, mi ha attaccato dicendo che ero una persona orrenda, senza neppure conoscermi, ha usato una frase orribile sostenendo che volevo portare a casa lo scalpo di Amanda. Ha poi affermato: «Sono io che ho riportato Amanda in America». Poi ricordo che la senatrice Maria Cantwell disse di essere rattristata per il verdetto e di avere seri interrogativi sul funzionamento del sistema giudiziario italiano e sul fatto che l’anti-americanismo possa avere inquinato il processo. La senatrice, che rappresentava lo stato di Washington (dove vive la famiglia Knox), ha detto che non esistevano prove sufficienti per spingere una giuria imparziale a concludere oltre ogni ragionevole dubbio che Amanda fosse colpevole. A queste dichiarazioni fecero seguito quelle di Hilary Clinton, allora segretario di Stato, che si disse pronta ad incontrare chiunque avesse dei timori su come il caso era stato gestito.

Insomma Repubblicani e Democratici impegnati sul caso?

Amanda appartiene a una famiglia democratica. Quando ci fu la competizione tra Trump e la Clinton, Amanda disse pubblicamente che si era trovata in difficoltà e Trump le tolse l’appoggio.

Cosa vuol dire?

Amanda disse che la protezione ottenuta da Trump l’ha danneggiata fino al punto di farle rischiare la condanna. Si è quindi espressa a favore della Clinton, appoggiandone la politica e ha rotto definitivamente con Trump che l’ha sostenuta, a suo dire, anche economicamente. Un amico di Trump lo dichiarò, a Dagospia, affermando che le pagò le spese legali ma, da parte di Amanda, non è arrivato neppure un ringraziamento.

Quali altri episodi ricorda che la convincono su un certo dinamismo degli americani sul caso?

Una donna, moglie di un uomo dell’ Fbi che mi insultò ‘you are evil’ (‘tu sei il male ndr.’) e che vide una giornalista del Times testimone contro quello che fu un oltraggio a un magistrato in udienza. Mentre un avvocato perugino mi raccontò che in Cassazione ci sono state due interruzioni da parte di un giudice che avrebbe, ma non ne ho contezza, detto di doversi allontanare per incontrare un funzionario dell’ambasciata americana. Un altro racconto che mi è stato fatto è relativo a minacce subite da una giornalista di origini americane su cui c’è stato anche un procedimento penale.

E’ vero che un giorno che lei si trovava in procura generale a chiedere dei documenti fu avvicinato da un funzionario che le disse che il suo lavoro era tutto inutile perché era avvenuto un passaggio di denaro di grosse somme, di cui lui era a conoscenza e che lei, Mignini, ha invitato a denunciare?

Su questo non posso rispondere

Allora mi risponderà sul teorema degli americani che avrebbero salvato Amanda dal carcere…

Peter Van Sant, giornalista di Seattle, ha affermato che si sarebbe dovuto chiamare la 82esima divisione aerotrasportata per liberare Amanda dal carcere di Capanne. Come in molti sanno è la più importante divisione paracadutisti americana. Io riferii queste cose al ministro per la Giustizia che era Orlando, ne scaturì un procedimento disciplinare da cui sono stato prosciolto in istruttoria. Ebbi a dire che io mi difendo ma devo dire tutto. E depositai una lunga documentazione, al Csm.

Veniamo quindi alle lettere che ha ricevuto

Ne ho ricevute due da un giudice della Corte Superiore dello Stato di Washington, si chiama Michael Heavey, che mi invitava a valutare con indulgenza – ora non ricordo precisamente le parole – Amanda e quindi anche Sollecito, inserendo citazioni bibliche e dicendo che se mi fossi adoperato per l’assoluzione di Amanda, gli americani me ne sarebbero stati riconoscenti. Le ho trasmesse al capo dell’ufficio e al Csm, perché in una di queste lettere si chiedeva, vagamente, che il processo venisse trattato non a Perugia, ma in altra sede. Come se vi fossero pregiudizi a Perugia su questi imputati. Nella lettera affermava di conoscere personalmente Amanda, e che non avrebbe mai potuto commettere un omicidio, poi concludeva con una benedizione e una richiesta di riservatezza, ma la stessa lettera l’aveva inviata anche al gip Matteini e al vicepresidente del Csm, Mancino.

Quanto hanno inciso realmente i pregiudizi su questo processo?

L’intervento della Gogerty and Marriott fu sollecitato dal padre di Amanda, per la grave deformazione dell’immagine della figlia contenuta nella stampa britannica, specie all’inizio della vicenda. Amanda fu vittima dei media britannici, per lo più. Poi furono i media statunitensi e anche qualcuno italiano a svolgere una violenta azione deformatrice degli inquirenti, di me e della città per tentare di condizionare l’esito del processo. Credo che a tale azione della società di Seattle Amanda sia rimasta estranea perché si trovava in prigione. Questo processo ha visto lo scatenarsi di pregiudizi contrapposti che hanno nuociuto al processo.

Fonte     Umbria24 – Maurizio Troccoli31 Dicembre 2022

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