La forma classica di pubblicità televisiva è rappresentata dallo SPOT, ossia un breve filmato della durata di 30 secondi (meno frequentemente multipli o sottomultipli di questo tempo).
Altre possibili forme di pubblicità televisiva sono:
- Inspot: è uno strumento della pubblicità televisiva che consiste in una sovrimpressione con animazione della durata di pochi secondi inserita all’interno di un programma, in genere nella fascia inferiore dello schermo (cosiddetta “sottopancia”).
- Televendita: (o telepromozione) è un programma televisivo in cui si pubblicizzano dei beni e si fornisce ai telespettatori la possibilità di acquistarli immediatamente.
- Trailer: dall’inglese, lett. “rimorchio”, poiché in origine era proiettato alla fine del film, in italiano promo, prossimamente o lancio, è un breve filmato promozionale di un film, videogioco o libro di prossima uscita. Il suo scopo è quello di suscitare interesse e aspettativa verso il nuovo film da parte del pubblico potenziale, mostrandone alcune sequenze selezionate, spesso le più eccitanti, divertenti o interessanti.
- Videoclip: è un filmato di durata variabile, non necessariamente breve, che può essere scenografato, eventualmente coreografato e prodotto, per promuovere o documentare varie forme di espressione legate alla musica.
- Pubblicità indiretta è quel tipo di pubblicità che compare in spazi non prettamente pubblicitari, senza essere segnalata come tale.
- Pubblicità occulta quando ciò avviene in modo non palese, questo secondo termine assume una forte connotazione negativa, si realizza generalmente attraverso l’inserimento di prodotti di un certo marchio all’interno di un prodotto cinematografico o televisivo.
La Sipra e Carosello
La pubblicità arrivò nella televisione italiana il 3 febbraio del 1957. Gli inizi della pubblicità alla Rai furono piuttosto timidi: le comunicazioni pubblicitarie erano riservate a un’unica trasmissione serale della durata di 10 minuti, collocata tra il telegiornale e il programma di prima serata: Carosello.
Carosello contiene un numero limitato di messaggi pubblicitari di una lunghezza che oggi sarebbe fuori dal budget di qualunque investitore pubblicitario: 2 minuti e 15 secondi.
La gestione degli spazi pubblicitari è affidata alla Sipra (Società Italiana Pubblicità Radiofonica e Affini), una società fondata nel 1926, con partecipazione maggioritaria dell’IRI e della RAI, con lo scopo di raccogliere e gestire i proventi pubblicitari inizialmente per la radio, successivamente anche per la TV.
Publitalia ’80
La creazione di Publitalia ’80 è stata la risposta di Silvio Berlusconi che decise di fondare una sua agenzia pubblicitaria. In contrapposizione alla statica e burocratica Sipra, Pubblitalia é dinamica, aggressiva e commercialmente pronta a “dichiarare guerra” al monopolio della RAI
Gli anni ottanta e novanta
Il successo delle televisioni commerciali moltiplica il numero degli spot. Al centro degli spot c’è una story, di solito basata su una famiglia che consuma o usa il prodotto reclamizzato.
Limitazioni alla pubblicità televisiva in Italia
Attualmente, il limite per ogni stazione televisiva è al 18% della programmazione oraria (ndr ma di fatto includendo le altre forme di pubblicità si arriva al 25% ed oltre, ovviamente possedere più canali televisivi, significa aggirare il limite del tetto pubblicitario, alla faccia della posizione dominante e di DUOPOLIO ). Un emendamento della stessa legge Gasparri (Maurizio, scudiero di Silvio Berlusconi, guarda caso parlamentare di Forza Italia) prevede lo scorporo della televendita dall’attività pubblicitaria. Per tal motivo le televendite non sono più soggette a questo limite.
Pubblicità indiretta nella televisione italiana
La legislazione italiana vietava espressamente la pubblicità indiretta in televisione. Il fondamento di tale normativa veniva di solito individuata nel bisogno etico di vietare la pubblicità occulta, perché danneggia il rapporto con lo spettatore. Nel dicembre 2006 il Parlamento Europeo ha dato parere favorevole al testo della nuova direttiva, che permette un’interruzione pubblicitaria ogni 30 minuti, e consente la pubblicità indiretta. Essa in Italia è stata recepita nel 2010 con una modifica al Testo unico sulla radiotelevisione.
Pausa pubblicitaria
Gli spot televisivi, almeno in Italia, non compaiono mai isolatamente durante un programma ma sono sempre raggruppati insieme, in un numero variabile, e vanno a costituire le cosiddette “pause pubblicitarie” (o anche “blocco pubblicitario”). In Italia un break pubblicitario è costituito (indicativamente) da minimo 7 fino ai 14 spot di 30″ ciascuno, e tale numero varia a seconda della fascia d’ascolto, del programma in cui è inserita l’interruzione, dell’emittente televisiva, eccetera. Più uno spot è lungo o ripetuto, più probabilità ha di essere assimilato e quindi ricordato.
Zapping
Un importante fenomeno che caratterizza spesso tanto la pubblicità televisiva è rappresentato dal cosiddetto zapping, ossia quella pratica diffusa di cambiare canale non appena arriva la pubblicità.
In realtà tale termine ha una definizione operativa un po’ più ampia di quella appena esposta poiché per zapping s’intende anche il lasciare fisicamente la stanza quando c’è la pubblicità, così come il concentrarsi su qualcos’altro come ad esempio una conversazione o una semplice operazione domestica.
Solitamente le pubblicità in cima e in fondo al break pubblicitario hanno minor possibilità di essere falcidiate dallo zapping per ovvi motivi: quelle in cima perché vi è comunque un tempo di reazione fisiologico tra il momento in cui si percepisce che è iniziata la pubblicità e il momento in cui si preme il tasto del telecomando per cambiare; quelle in fondo perché vi è una tendenza a tornare in anticipo al canale appena lasciato per non rischiare di perdere la parte successiva del programma, specialmente se questo è seguito con interesse.
In linea di massima lo zapping è ritenuto in pubblicità una variabile negativa. Le TV per contrastare il fenomeno della Zapping hanno adottata ultimamente la tecnica definita del ROADBLOCKING, cioè il mandare i break pubblicitari su tutti i canali nello stesso momento.
CONCLUSIONE
Tu cittadino NON hai alcun diritto.
- Possiedi un televisore, anche se non guardi la TV o lo utilizzi per altri scopi, devi pagare la tassa di possesso. Punto
- Guardi Mediaset, che come si pubblicizzano, é una tua libera scelta … FARTI MASSACRARE. Li fai arricchire guardando i loro fottuti programmi per mentecatti e sottosviluppati, forse perchè sei sola/o, non hai nipoti, non hai interessi personali …. sei comunque una VITTIMA, prima di Silvio, ora dei suoi figli.
- Gruppo RAI, ovvero la mano lunga dei politici disonesti, oltre al DANNO, la BEFFA. Ti bombardano di pubblicità come le TV commerciali e devi pure pagare per farti maltrattare da questa massa di ignobili esseri che speculano sulla tua solitudine fisica ed emozionale.
Allora come si risolve la questione se fossimi un Paese serio? SEMPLICE.
1) Abolizione della tassa sulla TV
2) Accesso libero ai programmi SOCIALI di VERO SERVIZIO PUBBLICO RAI a spese dello Stato, ovvero a spese tue che sei contribuente (strutture e risose ottimizzate e senza sperperi)
3) Tessera a pagamento (pay TV con costi contenuti e almierati) per accedere ai canali desiderati, privati e di stato, che comunque NON avranno più le pubblicità
4) Libertà di accedere a canali satellitari esteri trasmessi in chiaro.
Val. In.