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Circa il 10% dei 180mila trapianti di organi praticati ogni anno in tutto il mondo è illegale. Il dato, a dir poco allarmante, arriva dal Global Financial Integrity di Washington, uno dei maggiori centri di analisi sui movimenti finanziari illeciti.Significa che quasi 20mila trapianti all’anno vengono fatti con organi ricavati dal mercato nero dalle mafie che, a livello internazionale, si muovono in uno squallido affare a cui partecipano agenzie di viaggio, chirurghi, strutture sanitarie e società di trasporto conniventi.
Un’attività che, secondo le ultime stime, frutta circa un miliardo e 300 milioni di euro all’anno.
Il traffico di organi a scopo di lucro è punito in Italia, come in quasi tutti i Paesi del mondo, ma ci sono delle zone del pianeta in cui o la pratica è apertamente consentita o i Governi chiudono un occhio di fronte alle reti che procurano dei donatori economicamente disperati, espiantano degli organi in cambio di quattro soldi e li rivendono a prezzi esorbitanti a chi ha bisogno di un cuore, di un rene, di un polmone per sopravvivere.
Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, per traffico di organi si intende «il reclutamento, il trasporto, il trasferimento, l’occultamento o la ricezione di persone viventi o decedute o dei loro organi attraverso la minaccia, l’uso della forza o di altre forme di coercizione oppure mediante il rapimento, la frode, l’inganno, l’abuso di potere o lo sfruttamento di una posizione di vulnerabilità».
Il traffico di organi è basato su una rete che collega diverse figure, ciascuna con un compito ben preciso, e che garantisce a tutti un consistente guadagno. C’è, infatti, quello che potremmo chiamare il «procacciatore» di organi, cioè quello che reperisce le persone a cui espiantare ciò che serve al mercato nero, con le buone o con le meno buone, a seconda delle situazioni.
Dell’organizzazione, dunque, fanno parte anche dei professionisti sanitari a pagamento, società incaricate del trasporto degli organi prelevati illecitamente, cliniche in cui vengono impiantati gli organi sui pazienti in attesa, broker che gestiscono la parte finanziaria e che sono incaricati di reclutare i compratori.
Non esiste un tariffario ben preciso ma, ad esempio, in Pakistan sono stati chiesti non molto tempo fa, secondo un reporter dell’agenzia di stampa France Press, 23mila dollari (quasi 20mila euro) per un rene. Una cifra esorbitante, rispetto ai 300 dollari pagati nello Yemen, dove l’offerta di organi è molto superiore e, di conseguenza, i prezzi sono più bassi.
Pensare, però, che questa pratica sia riservata solo ai Paesi più poveri è sbagliato. I Paesi europei, secondo un rapporto della Commissione Ue, hanno registrato tra il 2013 e il 2014 quasi 16mila vittime di tratta di esseri umani. Al 12% di loro è stato espiantato un organo con la forza.
Dati più recenti dell’Organizzazione internazionale del lavoro parlano di 40 milioni di persone sfruttate in vario modo, di cui il 10% oggi ha perso un organo o addirittura la vita allo scopo di alimentare il mercato nero.
Le cifre pagate per un organo possono arrivare a 250mila dollari (215mila euro circa) a seconda del tipo di organo e della lunghezza della lista di attesa.
Fonte: Liberamente estratto da La Legge per Tutti – 2 Novembre 2021 – Autore: Carlos Arija Garcia