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Siamo vittime delle Pubblicità

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Ti piacerebbe vedere questa opera d’arte divisa “da blocchi pubblicitari”? …. Allora perché accetti le pubblicità nei film, non sono opere d’arte?

La forma classica di pubblicità televisiva è rappresentata dallo spot, ossia un breve filmato della durata di 30 secondi.

Il primo spot televisivo della storia andò in onda nel 1941 negli Stati Uniti d’America sulla WNBT (emittente locale della NBC) di New York.

In Italia la pubblicità arrivò il 3 febbraio del 1957: l’idea fu quella di realizzare un’unica trasmissione serale della durata di 10 minuti, collocata tra il telegiornale e il programma di prima serata, chiamata Carosello.

Carosello conteneva un numero limitato di sketch, era gradevole, i messaggi non erano aggressivi e soprattutto non interrompeva i programmi televisivi.

Nel nostro Paese la pubblicità televisiva aveva un tetto del 6% di spot pubblicitari rispetto al tempo globale delle trasmissioni giornaliere, ma è stato considerevolmente elevato nel tempo.

Attualmente, il limite (n.d.r. ufficiale) é al 18% della programmazione oraria. Un emendamento della stessa legge Gasparri (n.d.r. altro “scudiero” di Silvio Berlusconi) prevede lo scorporo della televendita dall’attività pubblicitaria. Per tal motivo le televendite non sono più soggette a questo limite.

La legislazione italiana vietava espressamente la pubblicità indiretta in televisione. Il fondamento di tale normativa veniva di solito individuata nel bisogno etico di vietare la pubblicità occulta, perché danneggia il rapporto con lo spettatore.

Nel dicembre 2006 il Parlamento Europeo ha dato parere favorevole al testo della nuova direttiva, che permette un’interruzione pubblicitaria ogni 30 minuti, e consente la pubblicità indiretta. Essa è stata recepita in Italia nel 2010 con una modifica al Testo unico sulla radiotelevisione.

Gli spot televisivi, almeno in Italia, non compaiono mai isolatamente durante un programma ma sono sempre raggruppati insieme, in un numero variabile, e vanno a costituire le cosiddette “pause pubblicitarie” (o anche “blocchi pubblicitari”).

In Italia un break pubblicitario è costituito (indicativamente) dai 7 ai 14 spot, e tale numero varia a seconda della fascia d’ascolto, del programma in cui è inserita l’interruzione, dell’emittente televisiva.

È considerata pubblicità efficace una réclame in grado di creare un atteggiamento positivo, benevolenza, amicizia, simpatia nei confronti di un prodotto o di una marca stimolando una propensione al consumo o prima ancora un’intenzione all’acquisto.

Un importante fenomeno che caratterizza spesso tanto la pubblicità televisiva è rappresentato dal cosiddetto zapping, ossia quella pratica diffusa di cambiare canale non appena arriva la pubblicità.

In realtà tale termine ha una definizione operativa un po’ più ampia di quella appena esposta poiché per zapping s’intende anche il lasciare fisicamente la stanza quando c’è la pubblicità, così come il concentrarsi su qualcos’altro come ad esempio una conversazione o una semplice operazione domestica.

Solo per fare un esempio: una delle tecniche utilizzate per far fronte a questo problema è quella del roadblocking, cioè il mandare i break pubblicitari su tutti i canali nello stesso momento.

Noi di Italiador invece spegniamo sistematicamente l’audio, per dimezzare la percezione del messaggio pubblicitario, cambiamo canale, facciamo le nostre pause mangerecce o fisiologiche, ma soprattutto EVITIAMO  l’ACQUISTO dei PRODOTTI RECLAMIZZATI.

 

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