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Sophia Loren ed il simbolo sospetto

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Sophia Loren, pseudonimo di Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone, è un’attrice italiana con cittadinanza francese  

L’American Film Institute l’ha inserita al ventunesimo posto tra le maggiori interpreti femminili di tutti i tempi, ed è stata onorata con una stella sulla celebre Hollywood Walk of Fame.

Entra a far parte della settima arte molto giovane e si impone agli inizi degli anni cinquanta, grazie ai suoi ruoli in film commedia come Pane, amore e… e in pellicole di stampo hollywoodiano, come ad esempio Un marito per Cinzia e La baia di Napoli. Verrà diretta nel 1960 da Vittorio De Sica ne La ciociara, per il quale vinse il Premio Oscar, il primo dato ad un’attrice italiana per un film italiano. Nel 1991 le viene assegnato l’Oscar onorario. Altri suoi film che hanno fatto la storia del cinema italiano sono Una giornata particolare, Ieri, oggi, domani e Matrimonio all’italiana.

Durante la sua carriera è stata diretta, tra gli altri, da Sidney Lumet, Charlie Chaplin, Martin Ritt, George Cukor, Henry Hathaway, Dino Risi, Mario Monicelli, Ettore Scola e Vittorio De Sica e ha recitato accanto a Marcello Mastroianni, Marlon Brando, Cary Grant, John Wayne, Clark Gable e altri ancora. Ha vinto numerosi riconoscimenti, inclusi due premi Oscar, cinque premi Golden Globe, un Leone d’oro, un Grammy Award, una Coppa Volpi al Festival di Venezia, un Prix al Festival di Cannes, un Orso d’oro alla carriera al Festival di Berlino, un premio BAFTA, undici premi David di Donatello e quattro premi Nastri d’argento.

Sofia Costanza Brigida Villani Scicolone nacque a Roma, figlia di Romilda Villani (1910-1991), insegnante di pianoforte, e di Riccardo Mario Claudio Scicolone (1907-1976), affarista nel settore immobiliare. La madre aveva vinto nel 1932 un concorso per andare a Hollywood come sosia di Greta Garbo, ma per la forte opposizione dei suoi genitori rinunciò. Il padre (figlio del marchese agrigentino Scicolone Murillo) riconobbe la paternità della bambina, che chiamò con il nome di sua madre, Sofia, di origine veneta; tuttavia, rifiutò sempre di sposare Romilda che, per le conseguenti ristrettezze economiche si trasferì con la piccola Sofia da Roma a Pozzuoli, presso la sua famiglia dove Sofia trascorse l’infanzia e i primi anni dell’adolescenza, durante la seconda guerra mondiale, in condizioni economiche precarie.

Il porto e il magazzino di munizioni di Pozzuoli venivano spesso bombardati dalle forze aeree degli Alleati e nel corso di uno di questi bombardamenti, mentre Sofia correva nel rifugio antiaereo, fu colpita da una scheggia di shrapnel, che la ferì al mento. Dopo questo incidente, la famiglia si trasferì a Napoli, dove fu ospitata da lontani parenti; la nuova città e la sua cultura, e in particolare Pozzuoli, saranno presenti costantemente nella vita e nella carriera della Loren, che in molti film recita in napoletano. Dopo la guerra, insieme alla famiglia, tornò a Pozzuoli dove la nonna Luisa aprì nel salotto un piano-bar, vendendo liquori di ciliegia fatti in casa, mentre Romilda suonava il piano, la sorella Maria cantava e Sofia badava ai tavoli e lavava le stoviglie. Il posto divenne popolare presso i soldati americani, acquartierati nelle vicinanze.

Gli esordi
A quindici anni vinse il suo primo concorso di bellezza e con il premio in denaro tornò a Roma insieme alla madre in cerca di successo ma entrambe vennero denunciate dal padre che non accettava la carriera della figlia nel mondo dello spettacolo, per una presunta attività di prostituzione nella casa romana ma tutto si risolse con un chiarimento di fronte alle forze dell’ordine. A Roma partecipò a vari concorsi di bellezza, fra cui Miss Italia del 1950 dove venne eletta Miss Eleganza; posò inoltre per fotoromanzi e partecipò a diverse pellicole cinematografiche come comparsa o in ruoli marginali che a poco a poco le portarono visibilità, essendo centrati sulle sue qualità estetiche. In un solo anno furono una quindicina i film nei quali fu scritturata.

Affiancò anche Corrado, allora divo della radio, nella conduzione di Rosso e nero. La svolta arrivò quando, sempre nel 1951, incontrò il produttore Carlo Ponti che la notò a un concorso di bellezza, dove lei era ospite, e il giorno dopo la ricevette nel suo studio per un colloquio e, rimasto colpito dalle sue potenzialità, le offrì un contratto di sette anni. Iniziò in questo periodo a usare nomi d’arte facendosi prima chiamare Sofia Lazzaro e poi Sophia Loren, così da presentarsi in modo più “internazionale” su suggerimento del produttore Goffredo Lombardo che si ispirò a quello dell’attrice svedese Märta Torén.

Estratto da: Wikipedia

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One comment

  1. Gaetano Barbella

    Il simbolo sospetto
    Oggi è il gesto di approvazione, di ok, ma al tempo dell’antica Roma era il gesto per dimostrare la propria venerazione verso il divino. Veniva eseguita nell’avicinarsi o passare accanto a un tempio, un’icona di una divinità, un altare, un larario, una tomba o altri luoghi sacri come il focolare. Per la divina Sopia Loren il gesto fatto da lei vale nei due sensi, si potrebbe dire. Tuttavia il divino in lei non riuscì ad evitarle la disavventura del carcere a Caserta nel 1982 per 17 giorni per evasione fiscale, che in cassazione fu scagionata. Mi ritengo un casertano pur non essendovi nato e ricordo bene quei giorno a Via Tanucci del carcere oggi ex, e il clamore intorno Sopia Loren.
    Che voleva dire con il titolo di questo post “Sophia Loren ed il simbolo sospetto”?
    La cultura partenopea, è ricca di superstizioni e trucchi per evitare la sfortuna e il malocchio. E allora “Donna Sofi” non poteva essere una vera napoletana, avendo fatto quel gesto di OK, che contravviene la cautela degli scaramantici. E forse quei tristi 17 giorni in carcere a Caserta, pur se fra rose che pervennero da più parti in quel luogo, oggi un convento, non ci sarebbero stati. Ma chi non accetterebbe di passare in carcere 17 giorni per ottenere in cambio la fama, gli onori e la ricchezza per il resto della sua vita? Oppure Sopia Loren quale dea, ha voluto riscattare la brutta fama del carcere di Via Tanucci di Caserta, diventando Istituto Suore Riparatrici.

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