La prima cosa che bisogna dire della tassa di soggiorno è che non è una tassa, ma una imposta comunale. [n.d.r. chimatela come vi pare, rimane il fatto che bisogna pagare questo “pizzo”] La differenza sta nel fatto che la tassa si paga in corrispondenza di un servizio di cui si è usufruito: sono quindi tasse le addizionali sulla benzina o sul costo dell’energia elettrica. L’imposta di soggiorno è invece slegata dall’erogazione contestuale del servizio: è vero che l’ammontare è proporzionale alle notti di permanenza in una struttura ricettiva..
Viene riscossa dall’hotel che agisce come sostituto d’imposta ed il suo pagamento va nelle casse del comune per finanziare attività di interesse pubblico, alcune delle quali legate (n.d.r. ufficialmente) alla promozione del turismo. Sono circa 1000 i comuni in Italia che richiedono il pagamento della tassa di soggiorno in corrispondenza di un pernottamento in una struttura alberghiera o extralberghiera: la somma pagata varia in base alla categoria della struttura ricettiva, del numero di persone ospitate e del numero di notti trascorse. In alcuni casi, che vedremo, può arrivare fino a 10 Euro per persona per notte.
L’imposta di soggiorno, introdotta con la Legge sul federalismo fiscale del 2011, è stabilita direttamente dal Comune di riferimento, il quale ne decide l’importo e le modalità di applicazione. Nei Comuni in cui viene adottata, pagarla è dunque un dovere di legge che, se non ottemperato, può portare a sanzioni sia per il turista che per l’albergatore.
Nel 2017 è stata introdotta una modifica al Decreto del 2011 volta a rendere obbligatorio il pagamento della tassa di soggiorno anche su affitti turistici brevi e su strutture non professionali. Oggi, dunque, anche chi decide di affittare una stanza della propria casa, magari attraverso portali come Booking o Airbnb, oppure decide di affittare una casa vacanze di proprietà è tenuto a far pagare questa tassa. [Omissis …]
Fonte: Vikey – 22 Ottobre 2023