“La cena del 24 ha colpito. Strike, focolaio familiare. Tutto come da manuale. Anche se avevamo ciclo completo di vaccinazioni, booster, tampone negativo. Sono stata male, molto male”. La giornalista televisiva di Tagadà, su La7, Tiziana Panella, racconta al Corriere della Sera la sua esperienza con il covid, contratto proprio durante queste ultime festività. La donna ha scelto di trascorrere il cenone della Vigilia con i parenti perché aveva ricevuto il ciclo vaccinale completo e aveva effettuato un tampone negativo. Si legge sul giornale:
Dopo due anni, sono tornata con mia figlia a Caserta dai miei genitori. Insomma, ciclo completo di vaccinazioni, booster, tampone negativo… si può fare. Tasso di euforia alla partenza altissimo, mia figlia felice. Il 24 a cena, c’è una specie di cappa. Il figlio di mio fratello è positivo, mio fratello non c’è. In compenso arriva Babbo Natale che, causa Covid, fa un giretto veloce e poi riparte con le renne.
Poi però il giorno di Natale la giornalista si sveglia ed avverte i primi sintomi, che subito non riconosce. Si mette in isolamento, le sembra di stare meglio, ma poi la situazione peggiora.
Panella racconta di aver sofferto molto per il covid, anche perché lei è una paziente fragile, che ha già patologie pregresse. D’accordo con i medici che la seguono, la donna racconta di aver continuato la sua terapia abituale, che avrebbe dovuto aiutarla anche contro il Covid. Ma la terapia non basta, sono costretti ad alzare il dosaggio.
La giornalista narra la sua sofferenza, continuata anche nei giorni successivi al 25 dicembre.
[…] Comincio a piangere. Piango di paura, di sofferenza fisica, di solitudine. La solitudine può essere una buona compagna di viaggio […]. Conosco la solitudine del cuore e della pelle e lo considero un buon affare, prezzo congruo. Ma la solitudine della malattia è un’altra storia. Sento il sangue che pompa sotto la pelle e la pelle brucia, mi fa male tutto dai reni alle dita delle mani. La gola è piena di spilli, sullo sterno mi hanno piazzato una pietra, la testa è una trottola che gira e pesa. Ho paura.La donna è sola, nella sua stanza. La figlia è negativa e quindi si trova in un’altra parte della casa. Panella, mentre soffre per la malattia, ricorda di quando in trasmissione parlava delle bare di Bergamo e sa di essere stata fortunata perché vaccinata.
Guardo la mia camera accogliente e so che se non fossi vaccinata sarei in terapia intensiva. Sento la solitudine di chi ha lottato in altre stanze, magari voleva urlare mentre non aveva aria per respirare. È disperante, per chi è nella stanza, per chi è oltre il vetro. Sono morti così, da soli, in tanti, troppi. Le ho raccontate in trasmissione le bare di Bergamo e non trovavo le parole. Adesso quelle storie, quelle vite, quelle solitudini mi feriscono senza rimedio.
La giornalista, mentre racconta la sua esperienza al Corriere si sente già meglio, ha superato la fase più delicata della malattia, e raccomanda a tutti di stare attenti.
Mi era già successo in passato di sentirmi vicina, vicinissima, al burrone. Guardare giù è terrorizzante, ma il burrone sa blandire. Promette pace, è un imbroglio. Sarà per un’altra volta. Felice anno nuovo, abbiate cura di voi.
Per me è pazza, mi prendo tutta la responsabilità delle mie parole. Infatti si sà che chi ha fatto il siero è soggetto aquelle che sono le patologie appena desritte. Non è la prima volta che si sento cose del genere solo da quell siero-inoculati. Ehhh la strategia del terrore continua, e servi del potere sono dovunque, soprattutto in cerca di notorietà
“Sa di essere stata fortunata perché vaccinata.[…] e so che se non fossi vaccinata sarei in terapia intensiva.”
È la solita litania di chi non vuole ammettere di essere stata turlupinata dalla campagna vaccinale che lei stessa (come tutta la banda di La7 e non solo) ha condotto da due anni a questa parte. L’ennesimo esempio di dissonanza cognitiva per il quale Leon Festinger andrebbe a nozze!
Perfettamente d’accordo. La signora in oggetto probabilmente rientra nel gruppo di persone che teme il confronto diretto e coloro che la possano smentire procurandole vergogna. Peccato un’altra occasione di crescita, persa.