Traffico di Organi: un business da 32 miliardi di dollari l’anno. - Italiador
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Traffico di Organi: un business da 32 miliardi di dollari l’anno.

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Il trapianto di organi è una delle conquiste mediche più incredibili del secolo scorso.

Globalmente, ogni anno, circa 125.000 persone vengono sottoposte al trapianto di uno o più organi. Un numero irrisorio rispetto alla domanda, che supera ampiamente l’offerta, e crea di conseguenza un mercato illegale.

La tratta di persone al fine di rimuovere gli organi è la seconda più grande industria criminale del mondo, dopo il commercio illegale di droga. Un business molto redditizio di circa 32 miliardi di dollari l’anno, come stima EnditAlabama.

Il traffico di organi è inoltre una rappresentazione dell’ingiustizia sociale, come riporta IPS in una recente intervista al dr. Francis Delmonico, chirurgo specialista in trapiantologia e consulente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sulla donazione e il trapianto di organi. Sono infatti i ricchi a “saltare” le liste di attesa e comprare illegalmente organi, mentre i poveri fanno da donatori.

Spiragli di ottimismo arrivano dalla Cina, che dal 2015 ha cambiato rotta bandendo la pratica di utilizzare organi prelevati dai condannati giustiziati. Ciò ha portato ad un incremento del numero di donatori di organi volontari da 37 nel 2010 a 4.080 nel 2017. Resta invece ai limiti della legalità l’approccio iraniano, unico paese al mondo ad avere un mercato legale di organi.

Secondo il dr. Delmonico è necessario avere trasparenza nel processo di identificazione del donatore e del destinatario. Inoltre tutte le informazioni devono essere accessibili alla valutazione del Ministero della Salute, che dovrà poi supervisionare e garantire che la pratica, da donatore vivente, sia condotta in centri medici, nel rispetto dell’etica professionale e priva di qualsiasi sfruttamento e illegalità. Fonte

La procedura per dare il consenso o esprimere il dissenso all’espianto in Italia.

In Italia esiste una legge che regola la donazione degli organi e che stabilisce alcuni limiti per garantire il rispetto della volontà del defunto, oltre che per evitare di alimentare il mercato nero: nel nostro Paese.

Vendere un organo è vietato ma, purtroppo, è una pratica che viene svolta sottobanco e che rende parecchio. Il principale divieto è quello di espiantare un organo se il diretto interessato ha esplicitamente negato il suo consenso. Quindi, non solo i medici ma nemmeno i parenti possono violare questa decisione.

Lo stesso succede nel caso in cui il defunto non si sia pronunciato in vita riguardo a questa eventualità e siano i suoi familiari ad esprimere il dissenso.

Donazione degli organi: cosa bisogna fare per esprimere il consenso o il dissenso?

Il primo punto fermo per poter donare o non gli organi è questo: non esiste il silenzio-assenso, non è possibile prelevare un organo o un tessuto da un cadavere se il defunto (o chi per lui, come abbiamo spiegato prima) non si è detto d’accordo con il prelievo.

Pertanto, si rende necessario o il consenso scritto per l’espianto o il dissenso, sempre nero su bianco, affinché non venga fatto.

Entrambe le dichiarazioni possono essere fatte:
• presso l’ufficio Anagrafe dei Comuni che hanno previsto un servizio di raccolta e registrazione della dichiarazione di volontà al momento di chiedere o di rinnovare la carta d’identità. La dichiarazione verrà inviata dal Comune al Sit (Sistema informativo trapianti);
• presso la propria Asl o dal medico di base compilando l’apposito modulo. La dichiarazione viene registrata direttamente sul Sit (il Sistema informativo trapianti);
• compilando il tesserino blu del ministero della Salute o di un’associazione che opera nel settore (da conservare);
• attraverso una dichiarazione scritta che contenga nome, cognome, data di nascita, dichiarazione di volontà, data e firma (da conservare);
• attraverso l’atto olografo dell’Aido (Associazione italiana donatori di organi). La dichiarazione verrà inviata direttamente al Sit.

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