La sua prima importante esperienza lavorativa avviene a Londra, presso Morgan Stanley. In seguito, per circa un decennio, si trasferisce a Milano, dove lavora per la società McKinsey & Company.
Nel 1996, invece, sale ai vertici di Omnitel Pronto Italia, dove ricopre il ruolo di direttore generale. Segue tutto il processo di conversione del brand, che da Omnitel passa a Vodafone, diventando amministratore delegato della divisione italiana nel 1999, mentre due anni più tardi diventa il CEO della divisione regionale dell’aziende per l’Europa meridionale.
Nel 2002 entra a far parte del consiglio di amministrazione di Vodafone e l’anno successivo diventa CEO regionale dell’azienda per l’Europa Meridionale, l’Oriente e l’Africa.
La sua avventura professionale alla Vodafone subisce una piccola battuta d’arresto nel 2004, anno in cui Colao passa alla RCS MediaGroup, sempre in qualità di amministratore delegato. Nell’ottobre del 2006 la parentesi alla RCS finisce e Colao torna in Vodafone come vice amministratore delegato, al vertice della divisione europea.
Nel luglio del 2008 prende il posto di Arun Sarin come amministratore delegato dell’azienda. Stando a quanto riporta Panorama e confermato dallo stesso Colao, nel 2011 il suo stipendio annuo comprensivo di bonus è stato di ben 17 milioni di euro (14 milioni di sterline).
Nel maggio del 2018 si dimette dall’azienda. Il successivo incarico é al vertice della task force designata dal governo Conte II, per sostenere il piano di rilancio del Paese, fermato dall’emergenza Coronavirus.
Infine dal 13 febbraio 2021 assume l’incarico di Ministro per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale nel governo Draghi, con l’obiettivo tra l’altro di eliminare il contante, di passare all’identità digitale ed attuare altre cose alquanto discutibili.
Ora noi ci poniamo solo una banale domanda: Perché un uomo che guadagnava 17 milioni euro l’anno, svolge l’attività di ministro a poco più di 120mila euro lordi l’anno?
Voi cari Lettori avete forse una spiegazione, che noi facciamo finta di non conoscere?
McKinsey & Company è stata fondata a Chicago nel 1926, è la multinazionale di consulenza strategica leader al mondo per quota di mercato, con un fatturato di 10,5 miliardi di USD (2019) e 30.000 dipendenti nel 2020, presente con oltre 130 sedi in 65 paesi.
Una curiosità da segnalare tra l’altro, é che nel 2003, McKinsey conquistò le prime pagine assumendo Chelsea Clinton, figlia dell’ex Presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e della Senatrice Hillary Rodham Clinton.
Nonostante il fatto che molti ex-consulenti McKinsey abbiano lasciato l’azienda su richiesta della stessa, McKinsey mantiene e sponsorizza un attivo network di ex-consulenti. D’altra parte, più di 80 dei CEO della lista Fortune 500 sono ex-consulenti McKinsey.
Si dice infatti che McKinsey favorisca in diversi modi i suoi ex-consulenti, aiutandoli a raggiungere i vertici di aziende importanti o governi, per poi ottenere di ritorno, “favori e contratti dagli ex collaboratori, una volta raggiunte le posizioni auspicate e sponsorizzate”.
Una specie di “Do Ut Des” per assicurarsi fatturato e presenzialismo, nella catena di comando di paesi ed aziende più prestigiose nel modo. Sarà vero?
McKinseyani italiani noti (fonte dell’elenco: Wikipedia)
- Francesco Caio
- Giorgio Nocella
- Vittorio Giaroli
- Fulvio Conti
- Ettore Gotti Tedeschi
- Giorgio Rossi Cairo
- Corrado Passera
- Marco Odorisio
- Tommaso Pompei
- Paolo Scaroni
- Alessandro Profumo
- Vittorio Colao
- Gianfilippo Cuneo
- Silvio Scaglia
- Mario Greco
- Gianemilio Osculati
- Alberto Genovese
La mcKinsey si trova in ogni paese in EU e controlla i governi. Infatti vi è uno scandalo in Croazia dove il Premier la usa come sonsulenza. In Francia è sotto inchiesta…. Ora pure in Italia tramite Colao … insomma a cosa serve la politica se Da Conte a Draghi si spendono miliardi di € e poi si abbassano i numeri dei parlamentari e poi andiamo sempre peggio?
La mcKinsey, un bel gruppetto di Furbacchioni … non c’é che dire …. ne abbiamo conosciuti alcuni.